risposta alla domanda in che cosa consiste la riforma di Servio Tullio

La riforma serviana dell'esercito romano rappresentò forse il primo dei momenti principali della storia dell'esercito romano, che vide nel sesto re di Roma, Servio Tullio, l'artefice della riorganizzazione della macchina da guerra romana, rimasta in vigore almeno per un paio di secoli. 

risposta alla domanda In che cosa consiste la divinizzazione del sovrano

La divinizzazione del sovrano consiste nel considerare il sovrano come una entità divina, tipica dei paesi orientali, contrastava con la tradizione Greca nella quale si considerava la vita politica come un fatto umano dove in entravano gioco gli interessi dei vari gruppi sociali.

Quali sono le tappe fondamentali della conquista di Alessandro Magno?, a cura di Pippo_Baudo

Alessandro Magno nel 334 assunse il comando di un esercito di circa 40.000 uomini e, superato l'Ellesponto, riportò la prima vittoria sul fiume Granico (334); avanzò poi lungo la costa dell'Asia Minore, liberando le città greche. Quindi varcò la catena montuosa del Tauro, addentrandosi nella Cilicia. Sconfitto il re di Persia, Dario II (335-330), Alessandro Magno conquistò successivamente la Siria, la Fenicia, l'Egitto e, alle foci del Nilo, fondò la città che da lui prese il nome di Alessandria. Sferrò poi l'attacco contro il cuore dell'Impero Persiano (vittoria di Gaugamela, 331) e ne conquistò le capitali: Babilonia, Susa, Persepoli, Pasargade. Da questi successi, andò maturando l'idea di creare un impero mondiale, tanto da condurre una spedizione in India (327). Rientrato in Persia, progettò di elevare a capitale del proprio impero Babilonia, considerando Macedoni, Greci e Persiani sudditi con gli stessi diritti e doveri. I suoi grandiosi progetti non poterono essere realizzati, poiché nel 323 fu colpito da febbre violenta e morì poco più che trentenne.

In che cosa consiste la Divinizzazione?, a cura di Fonta2002

La divinizazione di un sovrano consiste nel farsi onorare come un dio dai propri sudditi. Per farlo Alessandro emano un decreto con il quale chiedeva di essere proclamato e trattato non solo come sovrano ma come dio.

Qual era il progetto di Alessandro Magno? a cura di Al3xRaV3

 Il progetto di Alessandro Magno era quello di creare una compagine (impero) mondiale, crogiolo di tutte le razze, di tutti i popoli, lasciando alle varie genti un buon grado di autonomia. voleva anche l'integrazione vicendevole dei persiani e dei greci, voleva sposare abitudini persiane con la civiltà greca (e ci riuscì, prima di morire).

Com'era formata la falange macedone?

La falange macedone riuniva al suo interno al suo interno diversi reparti di fanteria pesante: erano protetti da armature pesanti, complete da schinieri, armati con la lunghissima piccamacedone, la sarissa di 5-7 metri che obbligava i soldati a portare lo scudo alla sua spalla sinistra.

chi erano il padre e il nonno di Alessandro Magno?, a cura di Fonta2002

2) Il padre di Alessandro Magno era Filippo II, il quale portava avanti una politica espansionistica con la Macedonia ebbe un figlio con Olimpiade (Alessandro), principessa dell'Epiro che incise molto sulla sua educazione. Il nonno era Aminta III, uno dei primi re della Macedonia, che sposo e fece 2 figli con la regina Euridice.

Di dove era originario Alessandro Magno? a cura di Dannomayo

 Alessandro Magno è originario della Macedonia. In Macedonia gli abitanti parlavano un dialetto greco, ma vivendo isolati dalle altre potenze rimasero indietro rispetto alla grande Atene. La più antica capitale dei Macedoni era Ege e quando la sede venne spostata a Pella, Ege rimase comunque il luogo dove venivano sepolti i sovrani.

Introduzione a ''i promessi sposi'' ,a cura di Toretto

Il genere del romanzo storico cioè un testo di lunghe dimensioni scritto in prosa, la prima edizione venne pubblicata nel 1827 da Alessandro Manzoni, ma la edizione definitiva fu pubblicata nel 1840 e presenta un linguaggio ripulito dai termini dialettali lombardi.L'autore nacque il 7 marzo nel 1785 a Milano e muore il 22 maggio del 1873 e rappresentò un letterato e intellettuale nell'illuminismo italiano.La prima edizione prese il nome di ''Fermo e Lucia'' mentre nella seconda edizione il romanzo prende il nome di ''I promessi sposi'' l'opera racconta le avventure di Renzo e Lucia dal loro fidanzamento fino al matrimonio ufficiale.Il narratore prende le mosse da un manoscritto anonimo del XVIII.In altri termini l'autore finge di ritrovare la storia già scritta, questo espediente permette all'autore di evitare la censura dell'impero austro-ungarico che dominava nel nord Italia attraverso l'istituzione del regno lombardo-vento.Infatti l'autore attraverso il romanzo denuncia la grave situazione di povertà in cui versava la popolazione italiana sotto la dominazione straniera nel periodo prima dell'unità d'Italia.L'astuzia dell'autore gli permette di evitare la censura austriaca attraverso anche un altro espediente:ambientare il tempo della trama nel XVII secolo un era di due secoli precedente a quella in cui scrive l'autore ma che presentava le stesse caratteristiche di quella temporanea dell'autore cioè la sottomissione della popolazione a una dominazione straniera.L'autore cioè parla di un epoca passata ma scrive al presente.Dal punto di vista linguistico i promessi sposi rappresentano un modello per la lingua dell'italia unita e anche un punto di arrivo dell'evoluzione della lingua italiana i propri esordi italiani con la Divina Commedia.Per Manzoni il romanzo deve avere una funzione educativa:''La poesia e la letteratura in genere deve proporsi l'utile per scopo il vero per soggetto e d'interessante per mezzo''.Quindi l'utilità del suo libro era quella di raccontare la situazione di precarietà in cui vive il popolo italiano sotto il popolo straniero, il vero fa riferimento invece al romanzo storico verosimile e l'interessante fa riferimento al fatto che la sua opera doveva raggiungere un pubblico più ampio.

Introduzione a "i promessi sposi", a cura di Jhon_02

Il volume i promessi sposi rappresenta il genere del romanzo storico cioè un testo di lunghe dimensioni scritto in prosa. La prima edizione venne pubblicata nel 1827 da Alessandro Manzoni ma la edizione definitiva fu pubblicata nel 1840 e presenta un linguaggio ripulito dai termini dialettali lombardi. L'autore nacque il 7 marzo del 1785 a Milano e mori il 22 maggio del 1873 e rappresentò un letterato e  intellettuale dell'illuminismo italiano. La prima edizione prese il nome di Fermo e Lucia mentre nella seconda edizione il romanzo prese il nome i Promessi Sposi. L'opera racconta le avventure di Renzo e Lucia dal loro fidanzamento fino al loro matrimonio finale. Il narratore prende le mosse da un manoscritto anonimo del XVIII secolo che racconta la storia di Renzo e Lucia: in altri termini l'autore finge di trovare la storia già scritta. Questo espediente permette all'autore di evitare la censura dell'impero austro-ungarico che dominava nel nord Italia attraverso l'istituzione del regno lombardo-veneto. Infatti l'autore attraverso il romanzo denuncia la grave situazione di povertà in cui versava la popolazione italiana sotto la dominazione straniera nel periodo prima dell'unita di Italia. L'astuzia dell'autore gli permette di evitare la censura austriaca attraverso un altro espediente: ambientare il tempo della trama nel XVIII secolo, un'era di due secoli precedente a quella in cui scrive l'autore ma che presentava le stesse caratteristiche di quella contemporanea all'autore cioè la sottomissione della popolazione ha una dominazione straniera. L'autore cioè scrive in un epoca passata ma in realtà si svolge nel presente. Dal punto di vista linguistico i Promessi Sposi rappresentano un modello per la lingua dell'italia unita è anche un punto di arrivo della lingua italiana che aveva avuto i propri esordi letterali con la Divina Commedia. Per Manzoni il romanzo deve avere una funzione educativa:"la poesia e la letteratura in genere deve preporsi l'utile per scopo, il vero per soggetto e l'interessante per mezzo". Quindi l'utilità del suo libro era quella di raccontare la situazione di precarietà in cui viveva la popolazione italiana dominata dallo straniero, il vero fa riferimento invece al genere romanzo storico verosimile e l'interessante fa riferimento al fatto che la sua opera doveva raggiungere un pubblico più ampio possibile.

Introduzione a "i promessi sposi"

Il volume i promessi sposi rappresenta il genere del romanzo storico cioè un testo di lunghe dimensioni scritto in prosa. La prima edizione venne pubblicata nel 1827 da Alessandro Manzoni ma la edizione definitiva fu pubblicata nel 1840 e presenta un linguaggio ripulito da i termini lombardi. L'autore nacque il 7 marzo del 1785 a Milano e morì il 22 maggio del 1873 e rappresentò un letterato e un intellettuale dell'illuminismo italiano. La prima edizione prese il nome di Fermo e Lucia mentre nella seconda edizione il romanzo prende nome di promessi sposi. L'opera racconta le avventure di Renzo e Lucia dal loro fidanzamento fino al loro matrimonio officiale. Il narratore prende le mosse del XVIII secolo che racconta le storie di Renzo e Lucia: in altri termini l'autore finge di trovare la storia già scritta. Questo esperiente permette all'autore di evitare la censura dell'impero austroungarico che dominava nel nord Italia attraverso l'istituzione del regno lombardo-veneto. Infatti l'autore attraverso il romanzo denuncia la grave situazione di povertà in cui versava la popolazione italiana sotto la dominazione straniera nel periodo prima dell'unità d'Italia. L'astuzia dell'autore gli permette di aggirare la censura austriaca attraverso anche a un altro esperiente: ambientare il tempo della trama nel XVI secolo, un'era di due secoli precedente a quella descritta dall'autore ma che presentava le stesse caratteristiche cioè la sottomissione della popolazione ha una dominazione straniera. L'autore cioè scrive in un epoca passata ma scrive al presente. Dal punto di vista linguistico i promessi sposi rappresentano un modello per la lingua dell'Italia unita e anche un punto di arrivo della lingua italiana che aveva avuto i propri esordi letterali con la Divina Commedia. Per Manzoni il romanzo deve avere una funzione educativa: "  la poesia e la letterature in genere deve proporsi l'utile per lo scopo, il vero per soggetto e l'interessante per mezzo". Quindi l'utilità del suo libro era quella di raccontare la precarietà in cui viveva la popolazione italiana dominata dallo straniero, il vero fa riferimento invece al romanzo storico verosimile e l'interessante fa riferimento al fatto che la sua opera doveva raggiungere un pubblico più ampio possibile.                              

I Promessi Sposi, a cura di Riccardo, Viapianix e Scazzinger

Il volume "I Promessi Sposi" rappresenta il genere del romanzo storico, cioè un testo di lunghe dimensioni scritto in prosa. La prima edizione venne pubblicata nel 1827 da Alessandro Manzoni, ma l'edizione definitiva fu pubblicata nel 1840 e presenta un linguaggio ripulito dai termini dialettali lombardi. L'autore nacque il 7 marzo del 1785 a Milano e morì il 22 maggio del 1873 e rappresentò un letterato e intellettuale dell'illuminismo italiano. La prima edizione prese il nome di Fermo e Lucia mentre la seconda e definitiva edizione il romanzo prende il nome de "I Promessi Sposi". L'opera racconta le avventure di Renzo e Lucia dal loro fidanzamento fino al matrimonio finale. Il narratore prende le mosse da un manoscritto anonimo del XVII secolo. In altri termini, l'autore finge di trovare la storia già scritta. Questo espediente permette all'autore di evitare la censura dell'impero Austro-Ungarico che dominava nel nord Italia attraverso l'istituzione del regno Lombardo-Veneto. Infatti l'autore attraverso il romanzo denuncia la grande situazione di povertà in cui versava la popolazione italiana sotto la dominazione straniera prima dell'unità d'Italia. L'astuzia dell'autore gli permette di evitare la censura austriaca attraverso un altro espediente: ambientare il tempo della trama nel XVII secolo, un'era di due secoli precedente a quella in cui scrive l'autore ma che presentava le stesse caratteristiche di quella contemporanea all'autore, cioè la sottomissione della popolazione ad una dominazione straniera. L'autore cioè scrive di un'epoca passata ma in realtà parla del presente. Dal punto di vista linguistico rappresenta un modello per il linguaggio dell'Italia e un punto di arrivo dell'evoluzione della lingua italiana e aveva avuto i propri esordi letterari con la divina commedia di Dante. Per Manzoni il romanzo deve avere una funzione educativa: "La poesia e la letteratura in genere deve proporsi l'utile per scopo, i vero per soggetto e l'interessante per mezzo". Quindi l'utilità del suo libro era quella di denunciare la situazione di precarietà vissuta dalla popolazione italiana dominata dallo straniero, il vero fa riferimento invece al romanzo-storico verosimile e l'interessante fa riferimento al fatto che la sua opera doveva raggiungere il pubblico più alto possibile.





















































































































introduzione a "I promessi sposi" a cura di Bleckmen_02 e Bon2016

Il volume "I promessi sposi" rappresenta il genere del romanzo storico cioè un testo di lunghe dimensioni scritto in prosa. La prima edizione venne pubblicata nel 1827 da Alessandro Manzoni ma la edizione definitiva fu pubblicata nel 1840 e presenta un linguaggio ripulito dai termini dialettali lombardi. L'autore nacque il 7 marzo 1785 a milano e morì il 22 maggio 1873 e rappresentò un letterato e un intellettuale dell'illuminismo italiano. La prima edizione prese il nome di "Fermo e Lucia" mentre nella seconda e "definitiva" edizione il romanzo prende il nome di "I promessi sposi".L'opera racconta le avventure di Renzo e Lucia dal loro fidanzamento al loro matrimonio finale. Il narratore prende le mosse da un manoscritto anonimo del XVII che racconta la storia di Renzo e Lucia:in altri termine l'autore finge di trovare la storia già scritta. Questo espediente permette all'autore di evitare la censura dell'impero austroungarico che dominava nel nord  italia attraverso l'istituzione del regno lombardo veneto. Infatti l'autore attraverso il romanzo denuncia la grave situazione di povertà in cui versava la popolazione italiana sotto la dominazione straniera nel periodo prima dell'unità d'italia. L'astuzia dell'autore gli permette di evitare la censura austriaca attraverso un altro espediente: ambientare il tempo della trama nel XVII secolo,un'era di due secoli precedente a quella in cui scrive l'autore ma che presentava le stesse caratteristiche di quella contemporanea all'autore cioè la sottomissione della popolazione a una dominazione straniera. L'autore cioè scrive di un epoca passata ma in realtà parla nel presente. Dal punto di vista linguistico i promessi sposi rappresentano un modello per il linguaggio dell'italia unita e anche un punto d'arrivo dell'evoluzione della lingua italiana che aveva avuto i propri esordi letterari con la divina commedi di Dante. Per Manzoni il romanzo deve avere una funzione educativa: "la poesia e la letteratura in genere deve proporsi l'utile per scopo,il vero per soggetto e l'interessante per mezzo". Quindi l'utilità del suo libro era quella di raccontare la situazione di precarietà in cui viveva la popolazione italiana dominata dallo straniero,il vero fa riferimento invece al romanzo storico vero simile e l'interessante fa riferimento al fatto che la sua opera doveva raggiungere un pubblico più alto possibile.

Introduzione a"i promessi sposi", a cura di Fonta2002

Il volume i promessi sposi rappresenta il genere del romanzo storico cioè un testo di lunghe dimensioni scritto in prosa. La prima edizione venne pubblicata nel 1827 da Alessandro Manzoni ma l'edizione definitiva fu pubblicata nel 1840 e presenta un linguaggio ripulito dai termini dialettali lombardi. L'autore nacque il 7 marzo del 1785 a Milano e mori il 22 maggio del 1873 e rappresentò un letterato e intelletuale dell'illuminismo italiano. La prima edizione prese il nome di Fermo e Lucia mentre nella seconda e definitiva edizione il romanzo prese il nome di I promessi sposi. L'opera racconta le avventure di Renzo e Lucia, dal loro fidanzamento fino al matrimonio finale: il narratore prende le mosse da un manoscritto anonimo del XVII secolo che racconta la storia di Renzo e Lucia, in altri termini l'autore finge di trovare una storia già scritta. Questo espediente permette all'autore di evitare la censura dell'impero Austro-Ungarico che dominava nel nord Italia attraverso l'istituzione del regno lombardo-veneto. Infatti l'autore attraverso il romanzo denuncia la  grave situazione di povertà in cui versava la popolazione Italiana sotto la dominazione straniera nel periodo prima dell'unità d'Italia. L'astuzzia dell'autore gli permette di evitare la censura attraverso un altro espediente:ambientare il tempo della trama nel XVII cioè nel 1600, una era di due secoli precedente a quella in cui scrive l'autore ma che presentava le stesse caratteristiche di quella contamporanea all'autore cioè la sottomissione della popolazione a una dominazione straniera. L'autore cioè scrive di un'epoca passata ma in realtà parla del presente. Dal punto di vista linguistico i promessi sposi rappresenta un modello per la lingua dell'Italia unita e anche un punto di arrivo dell'evoluzione della lingua Italiana cha aveva avuto i propri esordi letterari con la divinia commedia di Dante. Per Manzoni il romanzo deve avere una funzione educativa: "La poesia e la letteratura in genere deve proporsi l'utile per scopo, il vero per soggetto e l'interessante per mezzo". Quindi l'utilità del suo libro era quella di raccontare la situazione di precarietà in cui viveva la popolazione Italiana dominatà dallo straniero, il vero fa riferimento invece fa riferimento al romanzo storico verosimile e l'interessante fa riferimento al fatto che la sua opera doveva raggiungere un pubblico più alto.

Introduzione a "I Promessi Sposi" a cura si MIKIFIRE02

Il volume "I Promessi Sposi" rappresenta il genere del romanzo storico cioè un testo di lunghe dimensioni scritto in prosa. La prima edizione venne pubblicata nel 1827 da Alessandro Manzoni ma la edizione definitiva fu pubblicata nel 1840 e presente un linguaggio ripulito dai termini dialettali lombardi. L'autore nacque il 7 Marzo del 1775 a Milano e morì il 22 Maggio del 1873 e rappresentò un letterato e intellettuale dell'illuminismo italiano la prima edizione prese il nome di "Fermo e Lucia" mentre nella seconda e definitiva edizione il romanzo prese il nome di "I Promessi Sposi". L'opera racconta le avventure di Renzo e Lucia fino al matrimonio finale. il narratore prende le mosse da un manoscritto anonimo del XVII secolo e racconta la storia di Renzo e Lucia: in altri termini l'autore finge di trovare la storia già scritta. Questo espediente permette all'autore di evitare la censura dell'impero austro-ungarico che dominava nel nord Italia attraverso l'istituzione del regno lombardo veneto infatti l'autore  attraverso il romanzo denuncia la grave situazione di povertà in cui versava la popolazione italiana sotto la dominazione straniera nel periodo prima dell'unità d'Italia. L'astuzia dell'autore gli permette di evitare la censura austriaca attraverso un altro espediente: ambientare il tempo della trama nel XVII secolo, un era di due secoli precedente a quella in cui scrive l'autore ma che presentava le stesse caratteristiche in contemporanea all'autore cioè la sottomissione della popolazione a una dominazione straniera. L'autore cioè scrive di un'epoca passata ma parla del presente. dal punto di vista linguistico "I Promessi Sposi" rappresentano un modello per il linguaggio dell'Italia unita e anche un punto di arrivo dell'evoluzione della lingua italiana che aveva avuto i propri esordi letterari con la "Divina Commedia" di Dante per Manzoni il romanzo deve avere una funzione educativa: "la poesia e la letteratura in genere deve proporsi utile per lo scopo il vero per soggetto e l'interessante per mezzo". Quindi l'utilità del suo libro era quella di raccontare la situazione di precarietà in cui viveva la popolazione italiana dominata dallo straniero, il vero fa riferimento al romanzo storico verosimile e l'interessante fa riferimento al fatto che la sua opera doveva raggiungere un pubblico più alto possibile.

Introduzione a "I Promessi Sposi" a cura di Dannomayo

Il volume "I Promessi Sposi" rappresenta il genere del romanzo storico cioè un testo di lunghe dimensioni scritto in prosa. La prima edizione venne pubblicata nel 1827 da Alessandro Manzoni ma la edizione definitiva fu pubblicata nel 1840 e presenta un linguaggio ripulito dai termini dialettali lombardi. L'autore nacque il 7 Marzo del 1775 a Milano e morì il 22 Maggio del 1873 e rappresentò un letterato e intellettuale dell'illuminismo italiano. La prima edizione prese il nome di "Fermo e Lucia" mentre nella seconda e definitiva edizione il romanzo prende il nome "I Promessi Sposi". L'opera racconta le avventure di Renzo e Lucia dal loro fidanzamento fino al matrimonio finale. Il narratore prende le mosse da un manoscritto anonimo del XVII secolo che racconta la storia di Renzo e Lucia: in altri termini l'autore finge di trovare la storia già scritta. Questo espediente per permettere all'autore di evitare la censura dell'impero austro-ungarico che dominava nel Nord Italia attraverso l'istituzione del Regno Lombardo Veneto infatti l'autore attraverso il romanzo denuncia la grave situazione di povertà in cui versava la popolazione italiana sotto la dominazione straniera nel periodo prima dell'Unità d'Italia. L'astuzia dell'autore gli permette di evitare la censura austriaca attraverso un altro espediente: ambientare il tempo della trama nel XVII secolo, un'era di due secoli precedente a quella in cui scrive l'autore ma che presentava le stesse caratteristiche di quella contemporanea all'autore cioè la sottomissione della popolazione a una dominazione straniera. L'autore cioè scrive di un epoca passata ma in realtà parla del presente. Dal punto di vista linguistico "I Promessi Sposi" rappresenta un modello per il linguaggio dell'Italia Unita e anche un punto di arrivo della evoluzione della lingua italiana che aveva avuto i propri esordi letterari con la "Divina Commedia" di Dante. Per Manzoni il romanzo deve avere una funzione educativa: "la poesia e la letteratura in genere deve proporsi l'utile per scopo, il vero per soggetto e l'interessante per mezzo". Quindi l'utilità del suo libro era quella di raccontare la situazione di precarietà in cui viveva la popolazione italiana dominata dallo straniero, il vero fa riferimento invece al romanzo storico verosimile e l'interessante fa riferimento al fatto che la sua opera doveva raggiungere un pubblico più alto possibile.

Introduzione a "I Promessi Sposi", a cura di TheMala

Il volume "I Promessi Sposi" rappresenta il genere del romanzo storico, cioè un testo di lunghe dimensioni scritto in prosa. La prima edizione venne pubblicata nel 1827 da Alessandro Manzoni ma la edizione definitiva fu pubblicata nel 1840 e presenta un linguaggio ripulito dai termini dialetti lombardi. L'autore nacque il 7 marzo 1785 a Milano e morì il 22 maggio del 1873 e rappresentò un letterato e  intellettuale dell'illuminismo italiano. La prima edizione prese il nome di Fermo e Lucia mentre nella seconda edizione il romanzo prende il nome di Promessi Sposi. L'opera racconta le avventure di Renzo e Lucia dal loro fidanzamento fino al matrimonio finale. Il narratore prende le mosse da un manoscritto anonimo del XVII secolo che racconta la storia di Renzo e Lucia: in altri termini l'autore finge di trovare la storia già scritta. Questo espediente permette all'autore di evitare la censura dell'Impero Austro-Ungarico che dominava nel nord Italia attraverso l'istituzione del regno lombardo-veneto. Infatti l'autore attraverso il romanzo denuncia la grave situazione di povertà in cui versava la popolazione italiana sotto la dominazione straniera nel periodo prima dell'unità d'Italia. L'astuzia dell'autore gli permette di evitare la censura austriaco attraverso un altro espediente: ambientale il tempo della trama nel XVII secolo (1600), una era di due secoli precedente a quella in cui scrive l'autore, ma che presentava le stesse caratteristiche di quella contemporanea all'autore, cioè la sottomissione della popolazione a una dominazione straniera. L'autore cioè scrive di un'epoca passata, ma in realtà parla del presente. Dal punto di vista linguistico i Promessi Sposi rappresentano un modello per la lingua dell'Italia unità e anche un punto di arrivo dell' evoluzione della lingua italiana che aveva avuto i propri esordio letterario con la Divina Commedia di Dante. Per Manzoni il romanzo deve avere una funzione educativa: "La poesia e la letteratura in genere deve proporzione utile per scopo, il vero per soggetto è l'interessante per mezzo". Quindi l'utilità del suo libro era quella di raccontare la situazione di precarietà in cui viveva la popolazione italiana dominata dallo straniero, il vero fa riferimento al romanzo storico verosimile e l'interessante fa riferimento al fatto che la sua opera doveva raggiungere un pubblico più alto possibile. 

Introduzione a "I Promessi Sposi", a cura di Al3xRaV3

il volume i Promessi Sposi rappresenta il genere del romanzo storico cioè un testo di lunghe dimensioni scritto in prosa. La prima edizione venne pubblicata nel 1827 da Alessandro Manzoni ma l'edizione definitiva fu pubblicata nel 1840 e presenta un linguaggio ripulito dai termini dialettali lombardi. L'autore nacque il 7 marzo del 1785 a Milano e morì il 22 maggio del 1873 e rappresentò un letterato e intellettuale dell'illuminismo italiano. La prima edizione prese il nome di Fermo e Lucia mentre nella seconda e definitiva edizione il romanzo prende il nome di I promessi Sposi. L'opera racconta le avventure di Renzo e Lucia dal fidanzamento fino al matrimonio finale. Il narratore prende le mosse da un manoscritto anonimo del XVII secolo in altri termini l'autore finge di trovare la storia già scritta. Questo espediente permette all'autore di evitare la censura dell'impero austroungarico che dominava nel nord d'Italia attraverso l'istituzione del regno lombardo veneto. Infatti l'autore attraverso il romanzo denuncia la grave situazione di povertà in cui versava la popolazione italiana sotto la dominazione straniera nel periodo prima dell'unità d'Italia.
L'astuzia dell'autore gli permette di evitare la censura austriaca attraverso un'altro espediente: ambientare il tempo della trama nel XVII secolo, un'era di due secoli precedente a cui scrive l'autore ma che presentava le stesse caratteristiche di quella contemporanea all'autore cioè la sottomissione della popolazione alla dominazione straniera. L'autore cioè scrive di un'epoca passata ma in realtà parla del presente. Dal punto di vista linguistico i promessi sposi rappresentano un modello per il linguaggio dell'Italia Unita e anche un punto di a arrivo dell 'evoluzione della lingua italiana che aveva avuto i propri esordi letterari con la divina commedia di Dante. Per Manzoni il romanzo deve avere una funzione educativa.
"La poesia e la letteratura in genere deve proporsi utile per scopo, il vero per soggetto e l'interessante per mezzo". Quindi l'utilità del suo libro era quella di raccontare la situazione di precarietà in cui viveva la popolazione italiana dominata dalla straniera, Il vero fa riferimento invece al romanzo storico al verosimile e l'interessante fa riferimento al fatto che la sua opera che doveva raggiungere un pubblico più alto possibile. ✒

Introduzione a ''i promessi sposi'', a cura di Pippo_Baudo

Il volume ''i promessi sposi'' rappresenta il genere del romanzo storico cioè un testo di lunghe dimensioni scritto in prosa. La prima edizione venne pubblicata nel 1827 da Alessandro Manzoni ma la edizione definitiva fu pubblicata nel 1840 e presenta un lunguaggio ripulito dai termini dialettali lombardi. L'autore nacque il 7 marzo del 1785 a Milano e mori il 22 maggio del 1873 e rappresentò un letterario intellettuale dell'illuminismo italiano. La prima edizione prese il nome di ''Fermo e Lucia'', mentre nella seconda edizione il romanzo prese il nome di ''i promessi sposi''. L'opera racconta le avventure di Renzo e Lucia dal loro fidanzamento fino al loro matrimonio. Il narratore prende le mosse da un manoscritto anonimo del XVII secolo che racconta la storia di Renzo e Lucia. Questo espediente permette all'autore di evitare la censura dell'impero austro-ungarico che dominava nel nord Italia attraverso l'istituzione del regno lombardo-veneto. Infatti l'autore attraverso il romanzo denuncia la grave situazione di poverta in cui versava la popolazione italiana sotto la dominazione straniera nel periodo prima dell'unità d'Italia. L'astuzia dell'autore gli permette di evitare la censura austriaca attraverso un'altro espediente: ambientare il tempo della trama nel XVII secolo, un'era di 2 secoli precedente a quella in cui scrive l'autore, ma che presentava le stesse caratteristiche a quella contemporanea all'autore, cioè la sottomissione della popolazione a una dominazione straniera. L'autore cioè scrive di un'epoca passata ma in realtà parla del presente. Dal punto di vista linguistico ''i promessi sposi'' rappresentano un modello per la lingua dell'Italia unita e anche un punto d'arrivo dell'evoluzione della lingua italiana che aveva avuto i propri esordi letterari con la ''divina commedia'' di Dante. Per Manzoni il romanzo deve avere una funzione educativa: ''la poesia e la letteratura in genere deve proporsi utile per scopo, il vero per soggetto e l'interessante per mezzo''. Quindi l'utilità del suo libro era quella di raccontare la situazione di precarietà in cui viveva la popolazione italiana dominata dallo straniero, il vero invece fa riferimento al genere romanzo-storico verosimile e l'interessante fa riferimento al fatto che la sua opera doveva raggiungere il pubblico piu alto possibile.

Introduzione a "I Promessi Sposi", a cura di Pgiova02

Il volume "I Promessi Sposi", rappresenta il genere del romanzo storico, cioè, un testo di lunghe dimensioni scritto in prosa. La prima edizione venne pubblicata nel 1827 da Alessandro Manzoni ma l'edizione definitiva fu pubblicata nel 1840 e presenta un linguaggio ripulito dai termini dialettali lombardi. L'autore nacque il 7 marzo del 1785 a Milano e morì il 22 maggio del 1873 e rappresentò un letterato e intelletuale dell'illuminismo italiano. La prima edizione prese il nome di "Fermo e Lucia" e nella seconda e ultima edizione il romanzo prende il nome "I Promessi Sposi". L'opera racconta le avventure di Renzo e Lucia dal loro fidanzamento fino al loro matrimonio. Il narratore prende le mosse da un manoscritto anonimo del XVII sec. che racconta la storia di Renzo e Lucia. Questo espediente permette all'autore di evitare la censura dell'impero austro-ungarico che dominava nel nord Italia attraverso l'istituzione del regno lombardo-veneto. In fatti, l'autore attraverso il romanzo denuncia la grave situazione di povertà in cui versava la popolazione italiana sotto la dominazione straniera nel periodo prima dell'unità d'Italia. L'astuzia dell'autore gli permette di evitare la censura austriaca attraverso un altro espediente: ambientare il tempo della trama nel XVII, un'era di due secoli precedente a quella in cui scrive l'autore ma che presesntava le stesse caatteristiche di quella contemoranea all'autore cioè, la soottomissione della popolazione a una dominazione straniera. L'autore cioè scrive in un'epoca passata ma in realtà parla del presente. Dal punto di vista linguistico "I Promessi Sposi" rappresentano un modello per la lingua dell'Italia unita e anche un punto d'arrivo dell'evoluzione della lingua italiana e aveva avuto i propri esordi lettarari con "La Divina Commedia" di Dante. Per Manzoni il romanzo deve avere una funzione educativa: "La poesia e la letteratura in genere deve proporsi utile per lo scopo, il vero per il soggetto e l'interessante per mezzo". Quindi l'utilità del suo libro era quella di raccontare la situazione di precarietà in cui viveva la popolazione italiana dominata dagli stranieri, il vero fa riferimento invece fa riferimento al romanzo storico verosimile e l'interessante fa riferimento al fatto e la sua opera doveva raggiongere il pubblico più alto possibile.

Domande di storia

1)Di dove era originario Alessandro Magno?
2)Chi erano suo padre e suo nonno?
3)Com'era formata la falange macedone?
4)Cos'era il progetto di Alessandro Magno?
5)quali sono le tappe fondamentali della conuista di Alessandro Magno?             "vedi pag 175"
6)In che cosa consiste la divinizzazione del sovrano? "vedi pag 178"
7) Quando muore Alessandro Magno?
8)Chi erano i Diadochi?
9)Quali sono i regni ellenistici?
10)Quali popoli abitavano in italia prima dei romani?
11)Quali sono le caratteristiche principali della società etrusca:qual'era la loro origine;quali erano le loro città,com'era l'organizzazione politica e sociale?
12)In che cosa consiste la leggenda della formazione di Roma?
13)Secondo l'eneide di Virgilio che origini ha Roma?
14)Per ogni Re di Roma esprimi una caratteristica
15)In che cosa consiste la riforma di Servio Tulio?
16)Come avviene il passaggio dalla monarchia alla repubblica?
17)Che differenza c'è tra Patrizzi e Plebei?
18)Quali sono le vittorie dei Plebei? "pag 214"
19)Quali sono le magistrature repubblicane?
20)Quali erano le assemblee popolari?

Domande di storia

1) Di dove era originario Alessandro Magno?
2) Chi erano sua padre e suo nonno?
3) Come era formata la falange macedone?
4) Qual era il progetto di Alessandro Magno?
5) Quali sono le tappe fondamentali della conquista di Alessandro Magno?
6) In che cosa consiste la divinizzazione del sovrano?
7) Quando muore Alessandro Magno?
8) Chi erano i diadochi?
9) Quali sono i regni ellenistici?
10) Quali popoli abitavano in Italia prima dei romani?
11) Quali sono le caratteristiche principali della società etrusca: qual era la loro origine? Quali erano le loro città? Com'era l'organizzazione politica e sociale?

12) In che cosa consiste la leggenda della formazione di Roma? (Secondo la leggenda di Romolo e Remo)
13) Secondo l'eneide di Virgilio che origini ha Roma?
14) Per ogni re di Roma esprimi una caratteristica sintetica
15) In che cosa consiste la riforma di Servio Tullio?
16) Come avviene il passaggio dalla monarchia alla repubblica?
17) Che differenza c'è fra patrizi e plebei?
18) Quali sono le vittorie dei plebei?
19) Quali sono le magistrature repubblicane?
20) Quali erano le assemblee popolari?

Il narratore onnisciente a cura di barbax 135

All'interno di una narrazione il narratore onnisciente è rappresentato da un narratore che conosce ogni aspetto della narrazione., la voce del narratore onnisciente emerge attraverso alcune tecniche: 
1) la manipolazione della storia: il narratore dimostra di conoscere la storia da un punto di vista privilegiato e svela ai lettori i retroscena degli eventi.
2) La adozione di un linguaggio narrativo: il narratore fa emergere il proprio punto di vista attraverso delle scelte stilistiche.
3) I commenti personali: spesso il narratore esprime valutazioni personali che rivelano il suo punto di vista.
4) Appelli al lettore: il narratore può rivolgersi direttamente al suo lettore 

Il narratore onnisciente, a cura di marco02

All'interno di una narrazione il narratore onnisciente è  rappresentato da un narratore che conosce ogni aspetto della narrazione. La voce del narratore onnisciente emerge attraverso alcune tecniche:
1) la manipolazione della storia: il narratore dimostra di conoscere la storia da un punto di vista privilegiato e svela ai lettori i retroscena degli eventi.
2) l'adozione di un linguaggio narrativo: il narratore fa emergere il proprio punto di vista attraverso delle scelte stilistiche.
3) i commenti personali:spesso il narratore esprime valutazioni personali che rivelano il suo punto di vista.
4) appelli al lettore: narratore può rivolgersi direttamente al suo pubblico.

Il narratore onnisciente, a cura di Marco46

All'interno di una narrazione il narratore onnisciente è rappresentato da un narratore che conosce ogni aspetto della narrazione. La voce del narratore onnisciente emerge attraverso alcune tecniche:
1)La manipolazione della storia: il narratore dimostra di conoscere la storia da un punto di vista privilegiato e svela ai lettori il retroscena degli eventi.
2)La adozione di un linguaggio narrativo: il narratore fa emergere il proprio punto di vista attraverso delle scelte stilistiche.
3)I commenti personali: spesso il narratore esprime valutazioni personali che rivelano il suo punto di vista.
4)Appelli al lettore: il narratore può rivolgersi direttamente al suo pubblico.

Il narratore onnisciente, a cura di Riccardo&Scazzinger

All'interno di una narrazione il narratore onnisciente è rappresentato da un narratore che conosce ogni aspetto della narrazione. La voce del narratore onnisciente emerge attraverso alcune tecniche: (1) La manipolazione della storia: il narratore dimostra di conoscere la storia da un punto di vista privilegiato e svela lettori i retroscena degli eventi. (2) La adozione di un linguaggio narrativo: il narratore fa emergere il proprio punto di vista attraverso delle scelte stilistiche. (3) I commenti personali: spesso il narratore esprime valutazioni personali che rivelano il suo punto di vista. (4) Appelli al lettore: il narratore può rivolgersi direttamente al suo pubblico.

Il narratore onnisciente a cura di Bleckmen_02

All'interno di una narrazione il narratore onnisciente è rappresentato da un narratore che conosce ogni aspetto della narrazione. La voce del narratore onnisciente emerge attraverso alcune tecniche:
1)La manipolazione della storia:il narratore dimostra di conoscere la storia da un punto di vista privileggiato e svela ai lettori i retroscena degli eventi.
2)L'adozione di un linguaggio narrativo:il narratore fa emergere il proprio punto di vista attraverso delle scelte stilistiche.
3)I commenti personali:spesso il narratore esprime valutazioni personali che rivelano il suo punto di vista.
4)Appelli al lettore:il narratore può rivolgersi direttamente al suo pubblico.

il narratore onnisciente a cura di bon2016

All'interno di una narrazione il narratore onnisciente è rappresentato da un narratore che conosce ogni aspetto della narrazione. La voce del narratore onnisciente emerge attraverso alcune tecniche:
1) La manipolazione della storia: il narratore dimostra di conoscere la storia da un punto di vista privilegiato e svela ai lettori i retroscena degli eventi.
2) L' adozione di di un linguaggio narrativo: il narratore fa emergere il proprio punto di vista attraverso delle scelte stilistiche.
3) I commenti personali: speso il narratore esprime valutazioni personali che rivelano il suo punto di vista.
4) Appelli al lettore: il narratore può rivolgersi direttamente al suo pubblico.

Il narratore onnisciente, a cura di Vin Diesel

All'interno di una narrazione il narratore onnisciente è rappresentato da un narratore che conosce ogni aspetto della narrazione.La voce del narratore onnisciente emerge attraverso alcune tecniche:
1) La manipolazione della storia:il narratore dimostra di conoscere la storia da un  punto di vista privilegiato e svela hai lettori i retroscena degli eventi.
2) La adozione di un  linguaggio narrativo:il narratore fa emergere il proprio punto di vista attraverso delle scelte stilistiche.
3) I commenti personali:spesso il narratore esprime valutazioni personali che rivelano il suo punto di vista.
4)Il narratore può rivolgersi direttamente al suo pubblico.


Il narratore onnisciente a cura di Jhon_02

All'interno di una narrazione il narratore onnisciente è rappresentato da un narratore che conosce ogni aspetto della narrazione. La voce del narratore onnisciente emerge attraverso alcune tecniche:
1)La manipolazione della storia: il narratore dimostra di conoscere la storia da un punto di vista privilegiato e svela ai lettori i retroscena degli eventi. 
2)La adozione di un linguaggio narrativo: il narratore fa emergere il proprio punto di vista attraverso delle scelte stilistiche.
3)I commenti personali: spesso il narratore esprime valutazioni personali che rivelano il suo punto di vista.
4)Appelli al lettore: il narratore può rivolgersi direttamente al suo pubblico.

Il narratore onniscente, a cura di TheMala

All'interno di una narrazione il narratore onniscente è rappresentato da un narratore che conosce ogni aspetto della narrazione. La voce del narratore onniscente emerge attraverso alcune tecniche:
1) la manipolazione della storia: il narratore dimostra di conoscere la storia da un punto di vista privilegiato e svela ai lettori i retroscena degli eventi.
2) la adozione di un linguaggio narrativo: il narratore fa emergere il proprio punto di vista attraverso scelte stilistiche.
3) i commenti personali: spesso il narratore esprime valutazioni personali che rivelano il suo punto di vista.
4) appelli al lettore: il narratore può rivolgersi direttamente al suo pubblico.

Il narratore onnisciente, a cura di Maso17

Il narratore onnisciente è rappresentato da un narratore che conosce ogni aspetto della narrazione. La voce del narratore onnisciente emerge attraverso alcune tecniche:
1)La manipolazione della storia: il narratore dimostra di conoscere la storia da un punto di vista privilegiato e svela ai lettori i retroscena degli eventi.
2)La adozione di un linguaggio narrativo: il narratore fa emergere il proprio punto di vista attraverso delle scelte stilistiche.
3)I commenti personali: spesso il narratore esprime valutazioni personali che rivelano il suo punto di vista.
4)Appelli al lettore: il narratore può rivolgersi direttamente al suo pubblico.

Il narratore onnisciente, a cura di Al3xRaV3

All'interno di una narrazione il narratore onnisciente è rappresentato da un narratore che conosce ogni aspetto della narrazione. La voce del narratore onnisciente emerge attraverso alcune tecniche;
  1. la manipolazione della storia: il narratore mostra di conoscere da un punto di vista privilegiato e svela ai lettori il retroscena degli eventi.
  2. La adozione di un linguaggio narrativo. Il narratore fa emergere il proprio punto di vista attraverso delle scelte stilistiche.
  3. i commenti personali: spesso il narratore esprime valutazioni personali rilevano il suo punto di vista 
  4. Appelli al lettore:Il narratore può rivolgersi direttamente al suo pubblico.

Il narratore onnisciente a cura di Dannomayo

All'interno di una narrazione il narratore onnisciente è rappresentato da un narratore che conosce ogni aspetto della narrazione. La voce del narratore onnisciente emerge attraverso alcune tecniche:
1) La manipolazione della storia: il narratore dimostra di conoscere la storia da un punto di vista privilegiato e svela ai lettori i retroscena degli eventi.
2) La adozione di un linguaggio narrativo: il narratore fa emergere il proprio punto di vista attraverso delle scelte stilistiche.
3) I commenti personali: spesso il narratore esprime valutazioni personali che rivelano il suo punto di vista.
4) Appelli al lettore: il narratore può rivolgersi direttamente al suo pubblico.

Il narratore onnisciente, a cura di Fonta2002

All'interno di una narrazione il narratore onnisciente è rappresentato da un narratore che conosce ogni aspetto della narrazione. La voce del narratore onnisciente emerge attraverso alcune tecniche:
1) La manipolazione della storia: Il narratore dimostra di conoscere la storia da un punto di vista privilegiato e svela ai lettori i retroscena degli eventi.
2) La adozione di un linguaggio narrativo: Il narratore fa emergere il proprio punto di vista attraverso delle scelte stilistiche.
3) I commenti personali: spesso il narratore esprime valutazione personali che rivelano il suo punto di vista.
4) Appelli al lettore: Il narratore può rivolgersi direttamente al suo pubblico. 

Il narratore onnisciente, a cura di Pgiova02.

All'interno di una narrazione il narratore onnisciente è rappresentato da un narratore che conosce ogni aspetto della narrazione. La voce del narratore onnisciente emerge attraverso alcune tecniche:
1) La manipolazione della storia: il narratore dimostra di conoscere la storia da un punto di vista privilegiato e svela ai lettori i retroscena degli eventi.
2) L' adozione di di un linguaggio narrativo: il narratore fa emergere il proprio punto di vista attraverso delle scelte stilistiche.
3) I commenti personali: speso il narratore esprime valutazioni personali che rivelano il suo punto di vista.
4) Appelli al lettore: il narratore può rivolgersi direttamente al suo pubblico.

Il narratore onnisciente, a cura di Pippo_Baudo

All'interno di una narrazione il narratore onnisciente è rappresentato da un narratore che conosce ogni aspetto della narrazione. La voce del narratore onnisciente emerge attraverso alcune tecniche:
1) La manipolazione della storia: il narratore dimostra di conoscere la storia da un punto di vista privilegiato e svela ai lettori i retroscena degli eventi. 
2) La adozione di un linguaggio narrativo: il narratore fa emergere il proprio punto di vista attraverso delle scelte stilistiche.
3) I commenti personali: spesso il narratore esprime valutazioni personali che rivelano il suo punto di vista.
4) Appelli al lettore: il narratore può rivolgersi direttamente al suo pubblico 

L'attributo e l'apposizione, a cura di Bleckmen_02

La frase minima costuita soltanto dal soggetto e dal predicato può espandersi attraverso l'attributo,l'apposizione e i complementi. L'attributo è un aggettivo che si unisce al nome della frase per precisarlo attribuendoli una qualità o una caratteristica. Ogni tipo di aggettivo può fare d'attributo e esso concorda in genere e numero con il nome a cui si riferisce. L'apposizione è un nome che si unisce ad un altro nome per determinarlo indicandone una caratteristica, es. il fiume Nilo e il fiume Mississipi. In queste frasi l'apposizione è costituita dal nome "fiume".

L'attributo e l'apposizione, a cura di Pippo_Baudo

La frase minima costituita da soggetto e predicato può espandersi attraverso l'attributo, la apposizione e i complementi. L'attributo è un aggettivo che si unisce ad un nome della frase per precisarlo attribuendogli una qualità o una caratteristica. Ogni tipo di aggettivo può fare da attributo ed esso concorda in genere e in numero con il nome a cui si riferisce. L'apposizione è un nome che si unisce ad un altro nome per determinarlo indicandone una caratteristica (es. il fiume Nilo e il Mississipi sono piu lunghe di 5.000km). In queste frasi l'apposizione è costituita dal nome ''fiume''.

L'attributo e l'apposizione, a cura di TheMala

La frase minima costituita da soggetto e predicato può espandersi attraverso l'attributo, l'apposizione e i complementi.
L'attributo è un aggettivo che si unisce a un nome della frase per precisarlo attribuendogli una qualità o una caratteristica. Ogni tipo di aggettivo può fare da attributo e esso concorda in genere e numero con il nome a cui si riferisce. L'apposizione è un nome che si unisce ad un altro nome per determinarloindicandone una caratteristica (es. "Il fiume Nilo e il Missisipi sono più lunghi di 5000km"), in queste frasi la apposizione e costituita dal nome "fiume".

L'attributo e l'apposizione, a cura di Pgiova02.

La frase minima costituita da soggetto e predicato più espandersi attraverso l'attributo, l'apposizione e i complementi. L'attributo è un aggettivo  che si unisce  a un nome della frase per precisarlo attribuendogli una qualità o una cartteristica.Ogni tipo di aggettivo può fare da attributo ed esso concorda in genere e in numero con il nome a cui si riferisce. L'apposizione è un nome che si unisce ad un altro nome per determinarlo indicandone una caratteristica.

L'attributo e l'apposizione, a cura di Vin Diesel

La frase minima costituita soltanto dal soggetto e dal predicato può espandersi attraverso l'attributo, la apposizione e i complementi.L'attributo è un aggettivo che si unisce ad un nome della frase per precisarlo attribuendogli una qualità o una caratteristica.Ogni tipo di aggettivo può fare da attributo e esso concorda in genere e numero con il nome a cui si riferisce.La apposizione è un nome che si unisce ad un altro nome per determinarlo indicandone una caratteristica (il fiume Nilo e il fiume Mississipi è un fiume lunghi più di 5000 chilometri.In questi casi la apposizione è costituita dal nome ''fiume'').


L'attributo e l'apposizione, a cura di Riccardo&Scazzinger

La frase minima costituita soltanto da soggetto e da predicato, può espandersi attraverso l'attributo, la apposizione e i complementi. L'attributo è un aggettivo che si unisce ad un nome della frase per precisarlo attribuendogli una qualità o una caratteristica. Ogni tipo di aggettivo può fare da attributo e esso concorda sempre in genere e numero con il nome a cui si riferisce. L'apposizione è un nome che si unisce ad un altro nome per determinarlo indicandone una caratteristica, esempio: "Il fiume Nilo e il fiume Mississippi sono lunghi più di 5.000 chilometri" in queste frasi l'apposizione è costituita dal nome "fiume".

attributo e l'apposizione a cura di bon2016

La frase minima costituita soltanto dal soggetto e dal predicato può espandersi attraverso l'attributo, la apposizione e i complementi.
L'attributo è un aggettivo che si unisce al nome della frase per precisarlo attribuendogli una qualità o una caratteristica. Ogni tipo di aggettivo può fare da attributo e esso concorda in genere e numero con il nome a cui si riferisce. La apposizione è un nome che si unisce ad un altro nome per determinarlo indicandone una caratteristica. es: il fiume Lino e il fiume Mississippi sono lunghi più di 5000 km. In queste frasi la apposizione è costituita dal nome "fiume".

L'attributo e l' apposizione, a cura di Marco46

La frase minima costituita soltanto da soggetto e predicato può espandersi attraverso l'attributo, l' apposizione e il complementi. L'attributo è un aggettivo che si unisce a un nome della frase per precisarlo attribuendogli una qualità o una caratteristica. Ogni tipo di aggettivo può fare da attributo e esso concorda in genere e numero con il nome a cui si riferisce. La apposizione è un nome che si unisce a un altro nome per determinarlo indicandone una caratteristica es: il fiume Nilo e il fiume Mississipi sono lunghi più di 5000 mila km. In queste frasi l' apposizione è costituita dal nome (fiume).

L' attributo e l'apposizione, a cura di Jhon_02

La frase minima costituita soltanto da soggetto e predicato può espandersi attraverso l'attributo, la apposizione e i complementi. L'attributo è un aggettivo che si unisce a un nome della frase per precisarlo attribuendogli una qualità o una caratteristica. Ogni tipo di aggettivo può fare da attributo ed esso concorda in genere e numero con il nome a cui si riferisce. La apposizione è un nome che si unisce ad un altro nome per determinarlo indicandone una caratteristica es. il fiume Nilo e il fiume Mississipi sono più lunghi di 5000 Km. In queste frasi l'apposizione è costituita da un nome "fiume".

L'attributo e l'apposizione, a cura di Marco02

la frase minima sostituita dal soggetto e predicato può espandersi attraverso l'attributo, l'apposizione e i complementi. L'attributo è un aggettivo che si unisce alla frase ad un nome della frase per precisarlo attribuendogli una qualità o una caratteristica. Ogni tipo di aggettivo può fare da attributo e esso concorda in genere e in numero con il nome a cui si riferisce. L'apposizione è un nome che si unisce ad un altro nome per determinarlo indicandone una caratteristica es. il fiume Nilo e il fiume Mississipi sono lunghi più di 5000 km. In queste frasi l'apposizione è costituita dal nome (fiume).

L'attributo e l'apposizione a cura di Dannomayo

La frase minima costituita soltanto dal soggetto e dal predicato può espandersi attraverso l'attributo, la apposizione e i complementi.
L'attributo è un aggettivo che si unisce al nome della frase per precisarlo attribuendogli una qualità o una caratteristica. Ogni tipo di aggettivo può fare da attributo e esso concorda in genere e numero con il nome a cui si riferisce. La apposizione è un nome che si unisce ad un altro nome per determinarlo indicandone una caratteristica. es: il fiume Lino e il fiume Mississippi sono lunghi più di 5000 km. In queste frasi la apposizione è costituita dal nome "fiume".

L'attributo e l'apposizione, a cura di Maso17

La frase minima costituita da soggetto e predicato può espandersi attraverso l'attributo, l'apposizione e i complementi. L'attributo è un aggettivo che si unisce a un nome della frase per precisarlo attribuendogli una qualità o una caratteristica. Ogni tipo di aggettivo può fare da attributo e esso concorda il genere e numero con il nome a cui si riferisce. La preposizione è un nome che si unisce ad un altro nome per determinarlo indicandone una caratteristica es. "Il fiume Nilo e il fiume Mississippi sono lunghi più di cinque mila chilometri" in queste frasi la preposizione è costituita dal nome "fiume".

L'attributo e L'apposizione, a cura di Fonta2002

La frase minima costituita solo da soggetto e predicato può espandersi attraverso l'attributo, l'apposizione e i complementi. L'attributo è un aggettivo che si unisce ad un nome della frase per precisarlo "attribuendoli" una qualità o una caratteristica. Ogni tipo di aggettivo puo fare da attributo ed esso concorda in genere e numero con il nome a cui si riferisce. L'apposizione è un nome che si unisce ad un altro nome per determinarlo indicandone una caratteristica es: Il fiume Nilo e il fiume Mississippi sono lunghi più di 5000 km. In queste frasi la preposizione è costituita dal nome "fiume"

l'attributo e l'apposizione a cura di barbax135

La frase minima costituita soltanto dal soggetto e dal predicato può espandersi attraverso l'attributo l'apposizione e i complementi. L'attributo è un aggettivo che si unisce a un nome della frase per precisarlo attribuendogli una caratteristica. Ogni tipo di aggettivo può fare da aggettivo ed esso concorda il genere e il numero con ilo nome a cui si riferisce. La apposizione è un nome che si unisce ad un altro nome per determinarlo indicandone una caratteristica (es: il fiume Nilo e il fiume Mississipi sono lunghi più di 5000 km) in queste frasi l'apposizione è costituita da un nome "fiume"

L'attributo e L'apposizione a cura di Blackmen_02

La frase minima costuita soltanto dal soggetto e dal predicato può espandersi attraverso l'attributo,l'apposizione e i complementi. L'attributo è un aggettivo che si unisce al nome della frase per precisarlo attribuendoli una qualità o una caratteristica. Ogni tipo di aggettivo può fare d'attributo e esso concorda in genere e numero con il nome a cui si riferisce. L'apposizione è un nome che si unisce ad un altro nome per determinarlo indicandone una caratteristica, es. il fiume Nilo e il fiume Mississipi. In queste frasi l'apposizione è costituita dal nome "fiume"

L' Attributo e l' apposizione, a cura di Al3xRaV3

La farse minima costituita soltanto dal soggetto e dal predicato può espandersi attraverso l' attributo, l'apposizione e i complimenti.
L'attributo è un aggettivo che si unisce a un nome della frase per precisarlo attribuendogli una qualità o una caratteristica. Ogni tipo di aggettivo può fare da attributo e esso concorda in genere e numero con il nome a cui si riferisce.
La apposizione è un nome che si unisce ad un altro nome per determinarlo indicandone una caratteristica 
Es. Il fiume Nilo e il fiume Mississippi sono lunghi più di 5000 Km.
In queste frasi la apposizione è costituita dal nome fiume.

Dalla fondazione di Roma fino all'età monarchica, a cura de i Marchi-

Secondo la tradizione Roma venne fondata nel 753 a.C. cioè nel VIII secolo a.C. da Romolo e Remo la leggenda venne scritta da Virgilio (Poeta del I secolo a.C.) Nato a Mantova più precisamente ad Andes cioè l'antica Pietole. Virgilio riformula la leggenda attribuendola ai Troiani. Scrive l'Eneide nella quale parla di Enea che scappa con il padre da troia intraprendendo un viaggio che lo porterà fino alle coste del Lazio. La teoria va in contrasto con la leggenda della Lupa (Romolo e Remo concepiti da una sacerdotessa vengono abbandonati sul Tevere fino a quando una lupa li prende e li cresce come se fossero suoi cuccioli) Romolo uccise il suo fratello Remo riuscendo così a governare insieme al re dei Sabini Tito Tazio (i Sabini furono i primi colonizzatori dell'area intorno a Roma). Il secondo re di Roma fu Numa Pompilio che organizzò le prime leggi della città. Il terzo re fu Tullo Ostilio con il quale Roma scoffisse Albalonga e divenne guida dei popoli latini. Il quarto re fu Ango Marzio con il quale il dominio della città si estese fino alla foce del Tevere. Dopo quest'ultimo re si passò alla sovranità degli etruschi: Il primo fu Tarquinio Prisco seguono Servio Tulio e  Tarquinio il Superbo con il quale finisce la monarchia. Tutti i Romani si ribellarono e cacciarono Tarquinio il Superbio nel 509 a.C.

Dalla fondazione di Roma fino all'età monarchica. a cura di Fonta2002.

Secondo la tradizione Roma venne fondata nel 753 cioè nell'VIII secolo a.C. da Romolo e Remo la leggenda venne scritta da Virgilio (Poeta del I secolo a.C.) Nato a Mantova più precisamente ad Andes cioè l'antica Pietole. Virgilio riformula la leggenda attribuendola ai Troiani. Scrive l'Eneide nella quale parla di Enea che scappa con il padre da troia intraprendendo un viaggio che lo portera fino alle coste del Lazio. La teoria va in contrasto con la leggenda della Lupa (Romolo e Remo concepiti da una sacerdotessa vengono abbandonati sul tevere fino a quando una lupa li prende e li cresce come se fossero suoi cuccioli) Romolo uccise il suo fratello Remo riuscendo così a governare insieme al rè dei Sabini Tito Tazio (i Sabini furono i primi colonizzatori dell'area intorno a Roma). Il secondo rè di Roma fu Numa Pompilio che organzzò le prime leggi della città. Il terzo rè fu Tullo Ostiglio con il quale Roma scoffisse Albalonga e divenne guida dei popoli latini. Il quarto re fu Ango Marzio con il quale il dominio della città si estese fino alla foce del Tevere. Dopo quest'ultimo rè si passò alla sovranità degli etruschi: Il primo fu Tarquinio Prisco seguono Servio Tulio Tarquinio il Superbo con il quale finisce la monarchia.Tutti i Romani si ribellarono e cacciarono Tarquinio il superbio nel 509 a.C. Finì cosi la monarchia. 

Dalla fondazione di Roma all'età monarchica, a cura di Maso17

Roma venne fondata nel 753 secolo a.C. da Romolo e Remo, questa leggenda venne creata da Virgilio, un poeta antico del 1 secolo a.C. nacque a Mantova e scrisse un libro "eneide", ispirandosi all'odissea, il primo re fondatore di Roma fu Romolo che regnò insieme a Tito Tazio, i romani insieme ai sabini crearono Roma, il secondo fu Numa Pompilio e creò il primo corpo legislativo della città, il terzo fu Tullo Ostilio che con Roma sconfisse Albalonga, il quarto Anco Marzio che estese Roma fino alla foce del Tevere, a questo punto iniziarono gli ultimi 3 re etruschi, l'ultimo Tarquinio il superbo venne cacciato e nel 1509 finì la monarchia.

Dalla fondazione di roma fino all'età monarchica, da correggere

Roma venne fondata nel 753.C. da Romolo e Remo. questa leggende venne creata da Virgilio, poeta latino del I secolo a.C., nato a Mantova, attribuendola alla discendenza troiana. Virgilio scrisse l'Eneide dicendo che Enea fuggendo da Troia insieme al padre Anchise per mare arriva fino al Lazio. Enea sposò la figlia di un re latino e da lì incomiciò la discendenza romana. questa teoria però va contro la teoria della lupa, la versione più selvaggia. secondo questa leggende romolo e remo nacquero da una sacerdotessa di nome Rea che visto che le sacerdotesse non potevano avere filgi allora li abbandonò. Il primo re fondatore du romolo che poi nperò uccise Remo. Lui governò insieme al re Tito Tazio. il secondo re di Roma fu Numa Pompilio il quale organizzò il primo corpo legislativo della città. Il terzo re di Roma fu Tullo Ostilio che sconfisse la citta di alba longa e roma divenne guida della confederazione dei popoli latini. Il terzo re di Roma fu Anco Marzio con cui roma estese il suo territorio fino alla focedel fiume. Il quinto re di Roma fu Tarquinio Prisco, re etrusco. il sesto re di Roma servio Tullio e il settimo re di Roma fu Tarquinio il Superbo.

  • 753 a.C. fondazione
  • 509 a.C. nascita repubblica
  • 27 a.C.nascita impero
  • 476 d.C. crollo impero

Dalla fondazione di Roma fino all'età monarchica, a cura di Pgiova02

Secondo la tradizione Roma venne fondata nel VIII secolo a.C. da Romolo e Remo. Questa leggenda della fondazione di Roma venne scritta da Virgilio, il poeta latino del I sec a.C. nato a Mantova. Egli attribuisce la fondazione di Roma ai discendenti dei troiani.    
Nel 753 a.C. Roma fu fondata, nel 509 a.C.venne sancita la repubblica, nel 27 a.C. nacque l'impero e nel 476 d.C. vi fu il crollo dell'impero.

Dalla fondazione di Roma fino all'età monarchica, a cura di Dannomayo

Secondo la tradizione Roma venne fondata nel 753 a.C. cioè nell'ottavo secolo a.C. da Romolo e Remo, questa leggenda della fondazione di Roma venne prodotta da Virgilio, il poeta latino nato a Mantova. Virgilio riformula la vicenda della fondazione di Roma attribuendola agli eredi di Troia. Virgilio scrive un libro chiamato Eneide, in cui dice che Enea figlio del Re di troia Anchise, scappa dalla sua città natale con suo padre fino ad approdare nel Lazio. Dal 753 a.C. fino ad arrivare al 509 a.C. Roma è una monarchia, passando poi ad una Repubblica, che dura fino al 27 a.C. ovvero al termine delle guerre civili e all'assassinio di Cesare e con la nascita dell'impero che dura fino al 476 d.C. fino al suo crollo. Il primo Re di Roma e fondatore fu Romolo,che regna insieme a Tito Tazio ovvero il re dei Sabini. Il secondo Re di Roma fu Numa Pompilio, Numa organizzò il primo corpo legislativo della città. Il terzo re di Roma fu Tullo Ostilio, sconfisse la città di Albalonga e divenne guida della confederazione dei popoli latini. Il quarto re di Roma fu Anco Marzio, che espanse il suo dominio fino alla foce del Tevere ovvero fino ad Ostia. a Questo punto ci fu un brusco cambiamento ovvero l'inizio del dominio dei re Etruschi, ma ad Ariccia i romani diedero una botta fatale agli Etruschi non facendogli così più rialzare in un estrema battaglia. Dopo Anco Marzio sale al potere Tarquinio Prisco, poi Servo Tullio e l'ultimo Re fu Tarquinio il Superbo soprannominato così perché non avendo un bel carattere venne cacciato per aver violentato una donna, facendo finire così nel 509 a.C. la monarchia, e da lì in poi si estende la repubblica.

Dalla fondazione di Roma fino all'età monarchica, a cura di john02

Secondo la tradizione Roma fu fondata nel 753 a.C. da Romolo e Remo. Questa leggenda fu scritta da Virgilio poeta latino nato a Mantova. C'è anche un' altra leggenda, quella della lupa. Romolo e Remo sono stati concepiti da una sacerdotessa che li  abbandona dentro un cesto nel fiume Tevere che poi sono stati trovati da una lupa.Il primo re fondatore fu Romolo.Il secondo re di Roma fu Numa Pompilio il quale a Roma organizzò le prime leggi. Il terzo re di roma fu Tullo Ostilio che sconfisse gli albalonga. Il quarto re di Roma fu Anco Marzio con lui Roma distese il suo dominio fino alla foce del Tevere. A questo punto ci fu la dinastia degli Etruschi.Il sesto re di Roma fu Tarquinio Prisco. Il settimo re di Roma fu Servio Tullio. Con Tarquinio il Superbo nel 509 a.c finisce la monarchia e comincia la repubblica.

Dalla fondazione di Roma fino all'età monarchica a cura di Bleckmen_02 e Bon2016

Roma venne fondata nel 753 a.C. da Romolo e Remo,la leggenda di Roma venne scritta da Virgilio nel primo secolo a.C.,Virgilio riformula la leggenda della fondazione di Roma,si pensa che Roma abbia una discendenza Troiana. Nella fondazione di Roma ci sono 4 date fondamentali:753 a.C. nasce Roma,509 a.C. nascita della repubblica, 27 a.C. nasce l'impero e poi nel 476 d.C. crollò l'impero,il primo re fù Romolo che regnò con Tito Tazio "re dei sabini",si narra che Romolo fù "il ratto delle sabine" rapisce tutte le donne sabine,il secondo re di Roma fù Numa Pompilio e organizzo il primo corpo legislativo della città,il terzo re di Roma fù Tullo Ostilio sconfisse la città di Albalonga e divenne guida della confederazione dei popoli latini, con Anco Marzio invece Roma estese i propri confini fino alla foce del tevere,a questo punto comincio la dinastia dei re Etruschi cioè cominciano le invasioni,finita l'era di Anco Marzio presero il potere in mano prima Tarquino Prizio poi Servio Tullio e in fine Tarquinio il Superbo,l'ultimo scontro fra i romani e gli etruschi avvenne nel 496 a.C. sul Lago Regillo

dalla fondazione di Roma all'età monarchica, a cura di Al3xRaV3

Secondo la tradizione venne fondata nell' VIII secolo a.C. da Romolo e Remo la leggenda della fondazione venne scritta da Virgilio. Scrive un libro: l' Eneide. nel 509 a.C. nasce la repubblica.
dopo loti anni, nel 27 a.C nasce l'impero che resiste fino al 476 a.C. quando crollò. il primo Re di Roma fu Romolo che regna insieme a Tito Tazio ovvero il re dei sabini. Il secondo Re di Roma fu Numa Pompilio che organizzò le prime leggi della città. Il terzo Re fu Sullo Ostilio che sconfisse la città di Albalonga. Il quarto Re fu Anco Marzio che espande il suo dominio fino alle rive del Tevere. Dopo Anco Marzio sale al trono Tarquino Prisco, dopo di lui ci fu Servio Tullio e per ultimo ci Tarquino il Superbo soprannominato cosi per il suo carattere e venne cacciato per aver violentato una donna facendo finire cosi la monarchia.

La tradizione dei sette re a cura di jhon_02 e pvighi02

Nei primi secoli della sua storia Roma fu governata da re. La tradizione ne ricorda sette, ma è probabile che fossero di più. Romolo, il fondatore, è una figura leggendaria; secondo la tradizione regnò insieme a Tito Tazio, re dei sabini. Alla sua morte, Romolo sarebbe scomparso misteriosamente e trasformato nel Dio Quirino. Il re successivo era Numa Pompilio, descritto come sovrano pacifico. Con Tullo Ostilio, Roma sconfisse Albalonga. poi sotto, il sabino Anco Marzio, la città estese il suo controllo fino allla foce del Tevere. A questo punto sali al trono un re etrusco, Tarquinio Prisco. Dopo di lui fu la volta di Servio Tullio, L'ultimo fu Tarquinio il superbo.

Una posizione geografica particolarmente felice, a cura di TracK

Già gli antichi autori sottolinearono la posizione particolarmente favorevole di Roma. La città si trova in una regione del clima mite, ad una giusta distanza dal mare costruita sui colli, era, allo stesso tempo, facilmente difendibile dei nemici e al riparo dalle malsane paulide che occupavano la sottostante piana del Tevere. Proprio il Tevere costitui la principale risorsa della città. Roma controllava il punto in cui l'isola Tiberina ne divide in due la corrente, rendendolo piu facile da attraversare. L'isola Tiberina è collegata ancora oggi alle Rive dal ponte romano Fabricio. Per questo nacque Roma. 

Romolo e Remo, a cura di WilD_ClaW

LA LEGGENDA DI ROMOLO E REMO
Secondo la tradizione, Roma sarebbe stata fondata il 21 Aprile dell'anno 753 a.C. I Romani diventati padroni del mondo, attribuivano alla loro città origini divine. Partendo da antiche leggende, il poeta Virgilio ne raccontò la storia nel poema Eneide. Enea, figlio di Venere, fuggito da Troia in fiamme col vecchio padre Anchise e il figlio Ascanio. Numitore divenne Re di Babilonia, ma il fratello Amulio lo spodestò e costrinse la figlia di lui, Rea Silvia, a diventare sacerdotessa della dea Vesta rinunciando al matrimonio. Tuttavia il Dio Marte, invaghitosi della bellezza della fanciulla, si unì a lei e nacquero due gemelli, Romolo e Remo. temendo di perdere il trono, Amulio li fece abbandonare in una cesta buttata nel Tevere. Protetta dagli dei, la cesta si impiglio nei rami di un fico che sporgeva sull'acqua; una lupa, giunta sul posto, allattò i due gemelli consentendo loro di sopravvivere. Poi una coppia di pastori si incaricò di allevarli. Raggiunta l'età adulta Romolo e Remo si vendicarono di Amulio uccidendolo e riportarono Numitore sul trono.

L'ordinamento "romuleo": il re, il senato e i comitia curiata, a cura di Riccardo&Scazzinger

Le fonti antiche ci dicono che Romolo divise i suoi compagni in tre tribù (Ramnes, Tities, Lùceres), ciascuna delle quali era a sua volta divisa in dieci curiae. Le curiae erano associazioni famigliari e l'appartenenza veniva trasmessa di padre in figlio. Questa divisione era la base delle più antiche assemblee cittadine, i comitia curiata, che dunque non riunivano veramente tutto il popolo, ma solo i membri delle gentes, le grandi famiglie aristocratiche. Le curie avevano funzioni sia politiche che militari. Il popolo dei piccoli contadini, artigiani e pastori, ma anche dei commercianti, che non appartenevano a nessuna gens, ne restava escluso. Sempre secondo la tradizione, Romolo riunì i più influenti capi famiglia, i patres, in un consiglio, il senato, che aveva il compito di aiutare e sostenere il re. Composto inizialmente da cento membri, il senato arrivò a contarne trecento alla fine della monarchia. Il re deteneva il sommo potere, era capo dell'esercito, gran sacerdote e giudice, con diritto di vita e di morte sui sudditi. Il trono non era tuttavia un diritto ereditario: il re era nominato dal senato e poi riceveva l'investitura ufficiale per acclamazione da parte delle curie.

I latini, le risorse della regione e il lupercale, a cura dei blogger

Roma era una delle città fondate dai Latini e gli abitanti del Lazio antico,cioè della metà meridionale dell'odierno Lazio, a sud del Tevere. Questi centri, chiamati òppida erano nati dall'associazione di più villaggi. La popolazione viveva dei prodotti della terra e dell'allevamento, fiorente era anche il commercio del legname.I Latini non usavano il denaro ma barattavano il bestiame. Queste comunità erano indipendenti fra di loro ma riuniti in una confederazione a capo della quale c'era Albalonga.




Il lupercale era una grotta, poi divenuta santuario, dove i Romani veneravano il dio Loperco, ai piedi del Palatino

La nascita di Roma: il rito di fondazione, a cura di DPG777

Sempre secondo le leggende, Romolo e Remo, stabilirono di fondare una loro città, ma non vi era alcun accordo sul luogo della fondazione. Seguirono il consiglio degli dei, quindi quello di osservare il volo degli uccelli.
Gli auspìci furono favorevoli a Romolo con la scelta del colle Palatino. Romolo fondò Roma, seguendo il rituale etrusco e tracciando un solco quadrato che voleva indicare il confine della città, usando un aratro. Il solco era sacro e sacro rimarrà per i romani il pomerium, lo spazio di terreno consacrato da Romolo.
A nessuno era concesso di scavalcarlo, ma Remo profanò il solco e venne ucciso da Romolo, che diventò cosi l'unico re.
Per molto tempo gli studiosi hanno respinto questa legende, ritenendo che i romani stessi l'avessero fondata.

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il predicato, a cura di jhon_02 e pvighi02

il predicato è l'elemento della frase che dice "predica" qualcosa a proposito del soggetto, può indicare:
-un'azione compiuta dal soggetto :" Pietro andrà in America";
-un'azione subita dal soggetto."Pietro è stato festeggiato dagli amici";
-una qualità o un modo di essere del soggetto:"Pietro è emozionatissimo";
-una situazione in cui il soggetto si trova:"Pietro è a letto";
Il predicato, come risulta dagli esempi, è sempre costituito, senza possibili eccezioni, da un verbo che concorda grammaticalmente con il soggetto nella persona, nel numero, e nel genere.
Il predicato può essere di due tipi: verbale e nominale.
Il predicato verbale è costituito da qualsiasi verbo fornito di significato compiuto. Può essere attivo, passivo o riflessivo. 
Il predicato nominale è costituito da una voce del verbo essere seguita da aggettivo o nome che si riferisce al soggetto. La voce del verbo essere è detta copula, mentre l'aggettivo o il nome che si riferisce al soggetto è detto nome del predicato.

Il soggetto, a cura di DPG777

Il soggetto può essere: presente; espresso o sottinteso in tutte le frasi, tranne nelle frasi costruite con i verbi impersonali. Il soggetto può essere una persona, animale o una cosa.
Il soggetto: 
  1. compie un'azione.
  2. subisce un'azione.
  3. si trova in un certo stato.
  4. è una particolare caratteristica.
Il soggetto è per lo più costituito da un nome, comune o proprio. Es: "Il gatto miagola".
Oppure da un pronome che, come si sa, sostituisce il nome a tutti gli effetti. Es: "Noi corriamo".
Può anche essere costituita da qualsiasi altra parte del discorso, usato come nome, per esempio:
  1. un aggettivo.
  2. un verbo.
  3. un avverbio.
  4. una congiunzione.
Quando il soggetto è accompagnato da più parole, l'insieme di tali parole costituisce il gruppo nominale soggetto o gruppo del soggetto.
Il soggetto partitivo: questo particolare tipo di soggetto viene introdotto dagli articoli partitivi.

Il posto del soggetto
Il soggetto di solito precede il predicato: "Alessandra tornerà domani".
Ma può anche andare dopo il predicato: "Domani tornerà Alessandra".
La collocazione del soggetto dopo il predicato, peraltro viene comunemente utilizzata anche:
  1. nelle frasi esclamative.
  2. nelle frasi che interrompono il discorso diretto per segnalare chi parla.
  3. in espressioni del tipo: "Mi è venuta fame".
Nella lingua italiana il soggetto può essere sottinteso o addirittura mancare del tutto.

Il predicato a cura di Temor

IL PREDICATO è l'elemento dellla frase che dice("predica") qualcosa   a proposito del soggetto;in particolare può indicare:1) un'azione compiuta dal soggetto  2)un'azione subita dal soggetto  3)una qualità o un modo di essere del soggetto  4)una situazione in cui il soggetto si trova. Il predicato,come risulta dagli esempi,è sempre costituito,senza possibili eccezioni, da un verbo che concorda grammaticalmente con il soggetto nella persona (1*,2*, o 3*)nel numero(singolare o plurale) e nel genere (maschile o femminile). I predicaticati sono di 2 tipi, verbali e nominali,il predicato verbale è il predicato costituito da ualsiasi verbo-attivo(transitivo o intransitivo),passivo o riflessivo-fornito di significato compiuto e quindi in grado di indicare un'azione compiuta dal soggetto,un'azione subìta dal soggetto,un'azione compiuta e subita dal soggetto e uno stato o un modo di essere o una situazione del soggetto.Il predicato nominale invece è costituito da una voce del verbo essere e da un aggettivo o un nome che,insieme,"predicano" qualcosa  intorno al soggetto,indicandone una qualità,uno stato e una caratteristica che lo individua o determina. La voce del verbo essere che costituisce tutto l'elemento verbale del predicato nominale,è detta copula,cioè "legame ,collegamento";essa infatti serve a collegare il soggetto con l'aggettivo o il nome che vengono riferiti al soggetto stesso e che,essendo elementi "nominali" (aggettivi o nomi,appunto),formano quella che viene chiamata la parte nominale del predicato o,più brevemente, il nome del predicato.Esistono anche i predicati nomaninali con i verbi copulatici e il predicato del soggetto,i verbi possono avere funzioni di copula e formare un predicato nominale,sono detti verbi copulativi. La parte nominale(nome o aggettivo) che completa il significato dei verbi copulativi e che forma con essi un predicato è detta predicativo del soggetto.

Il soggetto, a cura di WilD_ClaW

IL SOGGETTO

Il soggetto è l'elemento della frase di cui il predicato dice qualcosa e perciò indica la persona, l'animale o la cosa che:
  • compie un'azione
  • subisce un'azione
  • si trova in un certo stato
  • ha una particolare caratteristica

Il soggetto è l'elemento della frase che, come primo argomento, "governa" il verbo del predicato cui è legato da uno stretto vincolo grammaticale: LA CONCORDANZA.
Il soggetto infatti determina la forma del verbo, imponendogli la persona, il numero e in alcuni casi anche il genere. 
Il soggetto è per lo più costituito da un nome, comune o proprio, o da un pronome che sostituisce il nome a tutti gli effetti.
Ma può essere costituito da qualsiasi altar parte del discorso:
  • Un aggettivo 
  • Un verbo
  • Un avverbio
  • Una congiunzione 
IL GRUPPO DEL SOGGETTO
il soggetto può essere costituito da una sola parola preceduto o meno dall'articolo. Quando il soggetto è accompagnato da più parole, l'insieme di tali parole costituisce il gruppo nominale soggetto o gruppo del soggetto  
IL SOGGETTO PARTITIVO
il soggetto non è mai preceduto da una preposizione ma esiste un unica eccezione: il caso in cui il soggetto è introdotto dalle preposizioni articolate usate come articoli partitivi.
Questo particolare tipo di soggetto introdotto dagli articoli partitivi viene chiamato soggetto partitivo.
IL POSTO DEL SOGGETTO
  • Il soggetto di solito precede il predicato, ma può anche andare dopo il predicato. In generale si può dire che la collocazione del soggetto dopo il predicato è quella normale mentre quella in cui il soggetto è collocato dopo il predicato e usata a scopi espressivi. La collocazione del soggetto dopo il predicato, peraltro, viene comunemente utilizzata anche:
  • Nelle frasi esclamative
  • Nelle frasi che interrompono il discorso diretto per segnalare chi parla
  • e in espressioni del tipo: " Mi è venuta fame".
IL SOGGETTO PUO' ESSERE SOTTINTESO O ADDIRITTURA MANCARE DEL TUTTO
Il soggetto talvolta non è espresso perché sottinteso o manca del tutto. Il soggetto è sottinteso quando:
  • Quando il verbo è alla prima o seconda persona singolare e plurale.
  • Quando il soggetto risulta chiaro da ciò che si è detto o scritto prima.
  • Nella risposta a una domanda che abbia il soggetto espresso.
Il soggetto manca del tutto:
  • Con i verbi usati impersonalmente
  • Con i verbi indicanti i fenomeni atmosferici