Le fonti antiche ci dicono che Romolo divise i suoi compagni in tre tribù (Ramnes, Tities, Lùceres), ciascuna delle quali era a sua volta divisa in dieci curiae. Le curiae erano associazioni famigliari e l'appartenenza veniva trasmessa di padre in figlio. Questa divisione era la base delle più antiche assemblee cittadine, i comitia curiata, che dunque non riunivano veramente tutto il popolo, ma solo i membri delle gentes, le grandi famiglie aristocratiche. Le curie avevano funzioni sia politiche che militari. Il popolo dei piccoli contadini, artigiani e pastori, ma anche dei commercianti, che non appartenevano a nessuna gens, ne restava escluso. Sempre secondo la tradizione, Romolo riunì i più influenti capi famiglia, i patres, in un consiglio, il senato, che aveva il compito di aiutare e sostenere il re. Composto inizialmente da cento membri, il senato arrivò a contarne trecento alla fine della monarchia. Il re deteneva il sommo potere, era capo dell'esercito, gran sacerdote e giudice, con diritto di vita e di morte sui sudditi. Il trono non era tuttavia un diritto ereditario: il re era nominato dal senato e poi riceveva l'investitura ufficiale per acclamazione da parte delle curie.