La terza guerra punica e la fine di Cartagine, a cura dei peppaposi

Cartagine si risollevò rapidamente dalla sconfitta subita dalla seconda guerra punica, grazie alla fertilità della sua terra e ai floridi commerci. Il trattato di pace le impediva qualsiasi azione bellica senza il consenso di Roma. Fra i membri vi era il vecchio Marco Porcio Catone, che rimase colpito dalla prosperità raggiunta da Cartagine. Tornato in patria pronunciò in senato parole di fuoco contro la rinascita del nemico. Ogni opposizione fu vinta: Roma voleva un dominio incontrastato sul mediterraneo. Quando l'esercito Romano sbarcò in Africa, Cartagine dichiarò la resa, ma i romani imposero lo spostamento della città verso l'interno, una condizione che ne distruggeva l'economia. Nel 146 a. C. Scipione Emiliano espugnò Cartagine.

La prima e la seconda guerra macedonica a cura di Dannomayo

Roma aveva già affrontato la Macedonia nel corso della seconda guerra punica. Nel 215 a.C. Annibale aveva stretto un'alleanza con il giovane re Filippo V e Roma aveva inviato in Grecia una flotta per evitare l'arrivo di contingenti macedoni in aiuto del generale cartaginese. La campagna militare si era conclusa, con un accordo di pace, nel 205 a.C La seconda guerra scoppiò quando Filippo V attaccò Atene, alleata di Roma. Il desiderio di nuove conquiste e di ricchi bottini prevalse sulla stanchezza dei lunghi anni della guerra da poco conclusa contro Annibale. Nel 200 a.C Roma mandò una flotta in Grecia: suoi alleati erano l'isola di Rodi e il re di Pergamo. Dopo un serie di scontri non decisivi, nel 197 a.C. si giunse alla battaglia, sulle colline di Cinoscefale. Qui, su un territorio impervio, la falange macedone, che aveva bisogno di ampi spazi per manovrare con le sue lunghe lance ebbe la peggio nei confronti degli agili manipoli dell'esercito romano. Era la prima sconfitta di questo infallibile strumento di guerra dai tempi di Filippo II. Il console Tito Quinzio Flaminino ottenne una schiacciante vittoria.

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Flamino e la "libertà dei Greci", a cura di Fonta2002

Filippo V fu costretto, dopo essere stato sconfitto, a consegnare la sua flotta, a rinunciare a tutti i presidi militari nelle diverse città e a pagare un idennità di guerra. Ma l'atto più clamoroso fu compiuto da Tito Quinzio Flaminino che davanti alla folla dei giochi istmici a Corinto proclamò la libertà della Grecia. Flaminino pur trentenne era abile generale, molto colto e aveva governato a Taranto. Roma quindi non intervenne negli affari politici della Grecia ma i greci riconobbero la suppremazia dei romani e iniziarono a chiedere aiuti e protezione al senato.
 

Le guerre sannitiche, a cura di B.M

I romani dopo la conquista del Lazio ingaggiarono tre lunghe guerre contro il popolo Sannita,abitavano l'Appenino tra Abruzzo e Campania.Le guerre durarono dal 343 al 290 a.C.Durante la seconda guerra i romani vennero obbligati alla resa e furono obbligati a passare sotto le ''forche caudine'' un giogo fatto di giavellotti Sanniti,in mezzo hai loro scherni.La seconda guerra fu combattuta contro una lega formidabile di Sanniti,Etruschi,Galli e Tarantini.Il conflitto fu deciso dall'epica battaglia di Sentino (295 a.C) dove, secondo le fonti antiche,morirono 25 mila uomini e vinsero i romani.Alla fine delle tre guerre i romani avevano conquistato la Campania,l'Etruria,l'Umbria,e il territorio dei Galli Sénoni.



Le guerre contro Taranto e la conquista della Magna Grecia, a cura di barbax135 e Jhon Cena02

Taranto chiamò in suo aiuto Pirro, re dell'Epìro che venne con i suoi elefanti. L'uso di elefanti da guerra era molto comune negli eserciti africani e orientali. Ad Eraclea in Lucania e poi ad Ascoli-Satriano i Romani furono sconfitti; ma le vittorie di Pirro non furono durature: Roma riprese la guerra sotto la spinta di Appio Claudio nella battaglia di Malevento,Pirro fu battuto. Roma cosi, aveva esteso il suo controllo sull'intera penisola. Nell'ultima fase della guerra Roma aveva come alleata Cartagine, ma dopo la vittoria su Pirro cominciò fra le due potenze una durissima lotta per la supremazia del Mediterraneo.

La guerra contro Veio, a cura di Riccardo&Scazzinger

Sulla sponda settentrionale del Tevere la potente città etrusca di Veio costituiva per Roma una costante minaccia. Nei prime decenni del quinto secolo a.C. vi furono numerosi scontri, in uno dei quali sarebbe stata sterminata l'intera famiglia dei Fabi. La guerra fu definitivamente risolta nel 396 a.C. al termine di un assedio che, secondo la tradizione, sarebbe durato ben 10 anni (come la famosa guerra di Troia). L'impegno fu lungo e logorante e rischiò di portare alla rovina i contadini romani in armi, trattenuti per così tanto tempo lontani dai loro campi. Fu così che il senato decretò, per la prima volta, che i combattenti ricevessero uno stipendio dalle casse dello stato. Per raccogliere i fondi necessari fu istituito il tributo, che ognuno versava secondo la propria ricchezza. Eroe della conquista di Veio fu Furio Camillo, che, nelle vesti di dittatore, prese la città nel 396 a.C.. Veio venne distrutta e il suo territorio unito a quello di Roma, con assegnazioni di terra ai cittadini. Roma diventa così la città più importante all'interno della lega latina.

L'organizzazione dei territori conquistati, a cura di Marco46

Si era cittadini romani per nascita, se figli legittimi dei cittadini romani, oppure lo si diventa per una decisione politica. Nei rapporti con le popolazioni conquistate Roma si comportò sempre con grande intelligenza politica,concedendo agli ex nemici di diventare cittadini romani. In tal modo gli sconfitti non si sentivano sudditi ma al contrario, l'orgoglio di appartenere ad uno stato forte e potente, di diventare socii, cioè "alleati", dei Romani. Si costituì così uno stato federale, attraverso foedera in cui Roma manteneva un ruolo dominante. Le città vinte si chiamarono "municipi". Gli abitanti, a cui era stata concessa la cittadinanza romana, si assumevano infatti gli obblighi dei cittadini romani, ma non godevano di tutti i diritti. In molte regioni conquistate, specialmente lungo le coste, i Romani fondarono città completamente nuove, le colonie, popolate dai veterani ai quali era stata distribuita la terra.

La fine della guerra e il dominio di Roma sull'Italia, a cura di Bleckmen_02 e Pippo_Baudo

Il tentativo di continure la guerra sul suolo africano tuttavia finì male e il console Attilio Regolo,che comandava l'esercito,fu ucciso insieme a molti dei suoi soldati.Secondo Tito Livio ,Attilio Regolo,prigioniero dei Cartaginesi,fu inviato a Roma con la promessa di convincerla alla parola data ,tornò dai Cartaginesi ,che per vendetta lo fecero morire chiuso in una botte irta di chiodi ,rotolata giù da un pendio.Roma dopo la disastrosa battaglia persa da Attilio Regolo e dopo aver visto naufragare in una tempesta una squadra navale inviata in soccorso,compì un ultimo,tremendo sforzo . Col denaro prestato dai ricchi patrizi , allestì una nuova flotta e al largo delle isole Egadi il console Lutazio Càtulo ottenne una grande vittoria navale sull'esercito nemico guidato da Amilcare Barca , il padre del grande condottiero Annibale. Con  questo episodio si concludeva la prima guerra punica.

Il contatto con la cultura greca, a cura di Maso17

 I contatti con le colonie greche esistevano già da tempo, ma la conquista dell' Italia meridionale trasformò la civiltà romana. I romani infatti si accorsero presto che un loro dio aveva attributi che lo rendevano simile ad un dio greco e finirono per identificarlo. Le decisioni importanti nella vita e nella politica erano regolate dagli auguri e dagli aruspici, che scrutavano il volo degli uccelli o le viscere degli animali sacrificati. I romani non avevano un tipo di religione che li coinvolgesse nel profondo. Ritenevano che fosse necessario eseguire i riti con la massima precisione. Non ebbero perciò difficoltà ad accogliere gli dei e i riti dei popoli con cui vennero in contatto.

La seconda guerra punica: La disfatta di Canne, a cura di Al3xRaV3

Annibale comandava le truppe Cartaginesi. In Spagna Annibale attaccò la città di Sagunto (amica di Roma) e dopo un lungo assedio l'espugnò. Roma dovette allora dichiarare guerra a Cartagine. Annibale lasciò la Spagna e col suo esercito attraversò le Alpi portando con sé anche gli elefanti: l'impresa lasciò sbigottiti i Romani, dopo tre vittorie sui fiumi Trebbia e Ticino e sul lago Trasimeno, con l'aiuto dei Galli, Annibale giunse alle porte di Roma. Per proteggersi i Romani distrussero i ponti del Tevere e per affrontare l'emergenza nominarono un dittatore, Quinto Fabio Massimo, che sarà ricordato come il temporeggiatore. Riuscì infatti ad evitare lo scontro frontale con Cartagine. Annibale privo di rinforzi e quindi lontano dalla patria evitò Roma e si diresse in Puglia. Scaduto il tempo della dittatura i consoli decisero di attaccare Annibale che si era stabilito a Canne. La cavalleria Cartaginese era molto mobile e veloce. Annibale finse di ritirarsi e al momento giusto rallento accerchiando gli inseguitori e poi fu un massacro.

La minaccia dei Galli, a cura di marco02

La debolezza degli Etruschi dipendeva da un altro fattore: il progressivo dilagare dei Galli, che dopo avere cacciato gli Etruschi dalla pianura Padana avanzavano ora nell'Italia centrale. nel 390 scese in Etruria a attaccò Chiusi. Subito dopo si diresse verso Roma. Una prima volta i Romani si salvarono, avvertiti, secondo la leggenda, dalle oche sacre a Giunone custodite in Campidoglio. Un nuovo assalto dei Galli si concluse con un orrendo saccheggio e con la resa dei Romani che dovettero pagare un riscatto in oro. Sempre secondo la leggenda, il capo dei Galli, Brenno, durante la pesatura dell'oro, buttò sui piatti della bilancia anche la sua spada. A questo punto l'eroico Furio Camillo con un nuovo esercito avrebbe messo i Galli in fuga. I Galli in realtà non volevano conquistare Roma , ma procurarsi un ricco bottino.

come si fondavano le città e accampamenti, a cura di bon2016

Il luogo prescelto per fondare una città doveva essere facilmente difendibile, ricche di sorgenti e con un fiume vicino. Gli acquedotti, le fontane, i bagni, le terme e i gabinetti pubblici richiedevano molta acqua. il perimetro era tracciato con l'aratro secondo il rito di origine etrusca che conosciamo.Le mura,costruite un po all'indietro rispetto al solco.due strade principali incrociavano e dividevano la città in quattro spicchi sboccando sulle mura interrompendole.Spesso c'era anche il circolo per le corse di cavallo. La città doveva essere un centro religioso,politico e commerciale, ma anche un luogo per vivere bene. Spesso i campi militari diventavano permanenti;cessato il pericolo, l'accampamento si trasformava in città. Londra, Colonia, Vienna, Budapest hanno avuto questa origine.

La nascita delle province, a cura di Dannomayo

Roma aveva sempre lasciato alle città federali autonomia e libertà politiche. La provincia invece, nuova sistemazione del territorio conquistato, ne fu privata. I coloni Greci e i popoli indigeni che abitavano in Sicilia, per la prima volta, si ritrovarono ad essere sudditi e non alleati di Roma; in quanto tali dovettero versare tributi assai consistenti e cedere molte terre, assegnate poi ai cittadini romani. Dopo la Sicilia fu il turno della Sardegna e della Corsica. Sul suolo delle provincie era stanziato un contingente militare. il governo delle provincie fu affidato ai consoli o a pretori che avevano concluso il loro mandato e che assunsero il titolo di proconsoli o propretori. Il loro incarico, in teoria durava un anno, ma nella pratica era rinnovato per lunghi periodi. Questi governanti, lontani dal controllo di Roma, spesso si arricchirono enormemente, moltiplicando i casi di corruzione e di malgoverno.



La politica di Cartagine, a cura di Bucefalo

A capo dello stato cartaginese c'erano due persone, che come consoli romani, erano eletti ogni anno , essi non guidavano l'esercito che invece era affidato a generali di professione. I due consoli cartaginesi erano affiancati dal senato, che riuniva trecento rappresentanti scelti all'interno dell'aristocrazia cittadina e che promulgava le leggi, stabiliva la politica estera , stringeva alleanze e decideva guerre. Si trattava si un governo oligarchico. Rispetto a Roma la maggiore debolezza di Cartagine era costituita dall'esercito, composto da mercenari.







La potenza di Cartagine; a cura di Pgiova02.

Dopo le vittorie su Pirro e la sottomissione dell'Italia meridionale Roma si presentava come la diretta concorrente di Cartagine del Mediterraneo. Cartagine il cui nome significa "città nuova", era la più importante fra le colonie fenicie. Fodata in un'ottima posizione sul golfo di Tunisi, era diventata presto una potenza ecoomica. La ricchezza di Cartagine si basava soprattutto sul commercio: le sue navi trasportavano una grande varietà di merci, dai materiali preziosi, come oro e avorio, del'Africa interna, a prodotti e manufatti provenienti da fertili pianure da tutto il Mediterraneo. Invano aveva tentato, nel corso dei secoli, di strppare anche la parte orientale della Sicilia al controllo dei coloni greci, che però erano sempre riusciti a difendersi.

La prima guerra punica, a cura di Fonta2002

Cartagine nella metà del III secolo a.C. esercitava il potere su tutto il Mediterraneo occidentale ed era un minaccia diretta per Roma. Grazie a un gruppo di mercenari Roma si decise a dichiarare guerra a Cartagine. Ma i Romani non erano abili combattenti via nave e per non trovarsi svantaggiati crearono il "corvo", un ponte girevole per passare da una nave all'altra e tenerla ancorata senza farla spostare. La prima vittoria navale arrivò nel 260 a.C. a Milazzo (Sicilia) sotto il console Caio Duilio.