La terza guerra punica e la fine di Cartagine, a cura dei peppaposi

Cartagine si risollevò rapidamente dalla sconfitta subita dalla seconda guerra punica, grazie alla fertilità della sua terra e ai floridi commerci. Il trattato di pace le impediva qualsiasi azione bellica senza il consenso di Roma. Fra i membri vi era il vecchio Marco Porcio Catone, che rimase colpito dalla prosperità raggiunta da Cartagine. Tornato in patria pronunciò in senato parole di fuoco contro la rinascita del nemico. Ogni opposizione fu vinta: Roma voleva un dominio incontrastato sul mediterraneo. Quando l'esercito Romano sbarcò in Africa, Cartagine dichiarò la resa, ma i romani imposero lo spostamento della città verso l'interno, una condizione che ne distruggeva l'economia. Nel 146 a. C. Scipione Emiliano espugnò Cartagine.

La prima e la seconda guerra macedonica a cura di Dannomayo

Roma aveva già affrontato la Macedonia nel corso della seconda guerra punica. Nel 215 a.C. Annibale aveva stretto un'alleanza con il giovane re Filippo V e Roma aveva inviato in Grecia una flotta per evitare l'arrivo di contingenti macedoni in aiuto del generale cartaginese. La campagna militare si era conclusa, con un accordo di pace, nel 205 a.C La seconda guerra scoppiò quando Filippo V attaccò Atene, alleata di Roma. Il desiderio di nuove conquiste e di ricchi bottini prevalse sulla stanchezza dei lunghi anni della guerra da poco conclusa contro Annibale. Nel 200 a.C Roma mandò una flotta in Grecia: suoi alleati erano l'isola di Rodi e il re di Pergamo. Dopo un serie di scontri non decisivi, nel 197 a.C. si giunse alla battaglia, sulle colline di Cinoscefale. Qui, su un territorio impervio, la falange macedone, che aveva bisogno di ampi spazi per manovrare con le sue lunghe lance ebbe la peggio nei confronti degli agili manipoli dell'esercito romano. Era la prima sconfitta di questo infallibile strumento di guerra dai tempi di Filippo II. Il console Tito Quinzio Flaminino ottenne una schiacciante vittoria.

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Flamino e la "libertà dei Greci", a cura di Fonta2002

Filippo V fu costretto, dopo essere stato sconfitto, a consegnare la sua flotta, a rinunciare a tutti i presidi militari nelle diverse città e a pagare un idennità di guerra. Ma l'atto più clamoroso fu compiuto da Tito Quinzio Flaminino che davanti alla folla dei giochi istmici a Corinto proclamò la libertà della Grecia. Flaminino pur trentenne era abile generale, molto colto e aveva governato a Taranto. Roma quindi non intervenne negli affari politici della Grecia ma i greci riconobbero la suppremazia dei romani e iniziarono a chiedere aiuti e protezione al senato.
 

Le guerre sannitiche, a cura di B.M

I romani dopo la conquista del Lazio ingaggiarono tre lunghe guerre contro il popolo Sannita,abitavano l'Appenino tra Abruzzo e Campania.Le guerre durarono dal 343 al 290 a.C.Durante la seconda guerra i romani vennero obbligati alla resa e furono obbligati a passare sotto le ''forche caudine'' un giogo fatto di giavellotti Sanniti,in mezzo hai loro scherni.La seconda guerra fu combattuta contro una lega formidabile di Sanniti,Etruschi,Galli e Tarantini.Il conflitto fu deciso dall'epica battaglia di Sentino (295 a.C) dove, secondo le fonti antiche,morirono 25 mila uomini e vinsero i romani.Alla fine delle tre guerre i romani avevano conquistato la Campania,l'Etruria,l'Umbria,e il territorio dei Galli Sénoni.



Le guerre contro Taranto e la conquista della Magna Grecia, a cura di barbax135 e Jhon Cena02

Taranto chiamò in suo aiuto Pirro, re dell'Epìro che venne con i suoi elefanti. L'uso di elefanti da guerra era molto comune negli eserciti africani e orientali. Ad Eraclea in Lucania e poi ad Ascoli-Satriano i Romani furono sconfitti; ma le vittorie di Pirro non furono durature: Roma riprese la guerra sotto la spinta di Appio Claudio nella battaglia di Malevento,Pirro fu battuto. Roma cosi, aveva esteso il suo controllo sull'intera penisola. Nell'ultima fase della guerra Roma aveva come alleata Cartagine, ma dopo la vittoria su Pirro cominciò fra le due potenze una durissima lotta per la supremazia del Mediterraneo.

La guerra contro Veio, a cura di Riccardo&Scazzinger

Sulla sponda settentrionale del Tevere la potente città etrusca di Veio costituiva per Roma una costante minaccia. Nei prime decenni del quinto secolo a.C. vi furono numerosi scontri, in uno dei quali sarebbe stata sterminata l'intera famiglia dei Fabi. La guerra fu definitivamente risolta nel 396 a.C. al termine di un assedio che, secondo la tradizione, sarebbe durato ben 10 anni (come la famosa guerra di Troia). L'impegno fu lungo e logorante e rischiò di portare alla rovina i contadini romani in armi, trattenuti per così tanto tempo lontani dai loro campi. Fu così che il senato decretò, per la prima volta, che i combattenti ricevessero uno stipendio dalle casse dello stato. Per raccogliere i fondi necessari fu istituito il tributo, che ognuno versava secondo la propria ricchezza. Eroe della conquista di Veio fu Furio Camillo, che, nelle vesti di dittatore, prese la città nel 396 a.C.. Veio venne distrutta e il suo territorio unito a quello di Roma, con assegnazioni di terra ai cittadini. Roma diventa così la città più importante all'interno della lega latina.

L'organizzazione dei territori conquistati, a cura di Marco46

Si era cittadini romani per nascita, se figli legittimi dei cittadini romani, oppure lo si diventa per una decisione politica. Nei rapporti con le popolazioni conquistate Roma si comportò sempre con grande intelligenza politica,concedendo agli ex nemici di diventare cittadini romani. In tal modo gli sconfitti non si sentivano sudditi ma al contrario, l'orgoglio di appartenere ad uno stato forte e potente, di diventare socii, cioè "alleati", dei Romani. Si costituì così uno stato federale, attraverso foedera in cui Roma manteneva un ruolo dominante. Le città vinte si chiamarono "municipi". Gli abitanti, a cui era stata concessa la cittadinanza romana, si assumevano infatti gli obblighi dei cittadini romani, ma non godevano di tutti i diritti. In molte regioni conquistate, specialmente lungo le coste, i Romani fondarono città completamente nuove, le colonie, popolate dai veterani ai quali era stata distribuita la terra.

La fine della guerra e il dominio di Roma sull'Italia, a cura di Bleckmen_02 e Pippo_Baudo

Il tentativo di continure la guerra sul suolo africano tuttavia finì male e il console Attilio Regolo,che comandava l'esercito,fu ucciso insieme a molti dei suoi soldati.Secondo Tito Livio ,Attilio Regolo,prigioniero dei Cartaginesi,fu inviato a Roma con la promessa di convincerla alla parola data ,tornò dai Cartaginesi ,che per vendetta lo fecero morire chiuso in una botte irta di chiodi ,rotolata giù da un pendio.Roma dopo la disastrosa battaglia persa da Attilio Regolo e dopo aver visto naufragare in una tempesta una squadra navale inviata in soccorso,compì un ultimo,tremendo sforzo . Col denaro prestato dai ricchi patrizi , allestì una nuova flotta e al largo delle isole Egadi il console Lutazio Càtulo ottenne una grande vittoria navale sull'esercito nemico guidato da Amilcare Barca , il padre del grande condottiero Annibale. Con  questo episodio si concludeva la prima guerra punica.

Il contatto con la cultura greca, a cura di Maso17

 I contatti con le colonie greche esistevano già da tempo, ma la conquista dell' Italia meridionale trasformò la civiltà romana. I romani infatti si accorsero presto che un loro dio aveva attributi che lo rendevano simile ad un dio greco e finirono per identificarlo. Le decisioni importanti nella vita e nella politica erano regolate dagli auguri e dagli aruspici, che scrutavano il volo degli uccelli o le viscere degli animali sacrificati. I romani non avevano un tipo di religione che li coinvolgesse nel profondo. Ritenevano che fosse necessario eseguire i riti con la massima precisione. Non ebbero perciò difficoltà ad accogliere gli dei e i riti dei popoli con cui vennero in contatto.

La seconda guerra punica: La disfatta di Canne, a cura di Al3xRaV3

Annibale comandava le truppe Cartaginesi. In Spagna Annibale attaccò la città di Sagunto (amica di Roma) e dopo un lungo assedio l'espugnò. Roma dovette allora dichiarare guerra a Cartagine. Annibale lasciò la Spagna e col suo esercito attraversò le Alpi portando con sé anche gli elefanti: l'impresa lasciò sbigottiti i Romani, dopo tre vittorie sui fiumi Trebbia e Ticino e sul lago Trasimeno, con l'aiuto dei Galli, Annibale giunse alle porte di Roma. Per proteggersi i Romani distrussero i ponti del Tevere e per affrontare l'emergenza nominarono un dittatore, Quinto Fabio Massimo, che sarà ricordato come il temporeggiatore. Riuscì infatti ad evitare lo scontro frontale con Cartagine. Annibale privo di rinforzi e quindi lontano dalla patria evitò Roma e si diresse in Puglia. Scaduto il tempo della dittatura i consoli decisero di attaccare Annibale che si era stabilito a Canne. La cavalleria Cartaginese era molto mobile e veloce. Annibale finse di ritirarsi e al momento giusto rallento accerchiando gli inseguitori e poi fu un massacro.

La minaccia dei Galli, a cura di marco02

La debolezza degli Etruschi dipendeva da un altro fattore: il progressivo dilagare dei Galli, che dopo avere cacciato gli Etruschi dalla pianura Padana avanzavano ora nell'Italia centrale. nel 390 scese in Etruria a attaccò Chiusi. Subito dopo si diresse verso Roma. Una prima volta i Romani si salvarono, avvertiti, secondo la leggenda, dalle oche sacre a Giunone custodite in Campidoglio. Un nuovo assalto dei Galli si concluse con un orrendo saccheggio e con la resa dei Romani che dovettero pagare un riscatto in oro. Sempre secondo la leggenda, il capo dei Galli, Brenno, durante la pesatura dell'oro, buttò sui piatti della bilancia anche la sua spada. A questo punto l'eroico Furio Camillo con un nuovo esercito avrebbe messo i Galli in fuga. I Galli in realtà non volevano conquistare Roma , ma procurarsi un ricco bottino.

come si fondavano le città e accampamenti, a cura di bon2016

Il luogo prescelto per fondare una città doveva essere facilmente difendibile, ricche di sorgenti e con un fiume vicino. Gli acquedotti, le fontane, i bagni, le terme e i gabinetti pubblici richiedevano molta acqua. il perimetro era tracciato con l'aratro secondo il rito di origine etrusca che conosciamo.Le mura,costruite un po all'indietro rispetto al solco.due strade principali incrociavano e dividevano la città in quattro spicchi sboccando sulle mura interrompendole.Spesso c'era anche il circolo per le corse di cavallo. La città doveva essere un centro religioso,politico e commerciale, ma anche un luogo per vivere bene. Spesso i campi militari diventavano permanenti;cessato il pericolo, l'accampamento si trasformava in città. Londra, Colonia, Vienna, Budapest hanno avuto questa origine.

La nascita delle province, a cura di Dannomayo

Roma aveva sempre lasciato alle città federali autonomia e libertà politiche. La provincia invece, nuova sistemazione del territorio conquistato, ne fu privata. I coloni Greci e i popoli indigeni che abitavano in Sicilia, per la prima volta, si ritrovarono ad essere sudditi e non alleati di Roma; in quanto tali dovettero versare tributi assai consistenti e cedere molte terre, assegnate poi ai cittadini romani. Dopo la Sicilia fu il turno della Sardegna e della Corsica. Sul suolo delle provincie era stanziato un contingente militare. il governo delle provincie fu affidato ai consoli o a pretori che avevano concluso il loro mandato e che assunsero il titolo di proconsoli o propretori. Il loro incarico, in teoria durava un anno, ma nella pratica era rinnovato per lunghi periodi. Questi governanti, lontani dal controllo di Roma, spesso si arricchirono enormemente, moltiplicando i casi di corruzione e di malgoverno.



La politica di Cartagine, a cura di Bucefalo

A capo dello stato cartaginese c'erano due persone, che come consoli romani, erano eletti ogni anno , essi non guidavano l'esercito che invece era affidato a generali di professione. I due consoli cartaginesi erano affiancati dal senato, che riuniva trecento rappresentanti scelti all'interno dell'aristocrazia cittadina e che promulgava le leggi, stabiliva la politica estera , stringeva alleanze e decideva guerre. Si trattava si un governo oligarchico. Rispetto a Roma la maggiore debolezza di Cartagine era costituita dall'esercito, composto da mercenari.







La potenza di Cartagine; a cura di Pgiova02.

Dopo le vittorie su Pirro e la sottomissione dell'Italia meridionale Roma si presentava come la diretta concorrente di Cartagine del Mediterraneo. Cartagine il cui nome significa "città nuova", era la più importante fra le colonie fenicie. Fodata in un'ottima posizione sul golfo di Tunisi, era diventata presto una potenza ecoomica. La ricchezza di Cartagine si basava soprattutto sul commercio: le sue navi trasportavano una grande varietà di merci, dai materiali preziosi, come oro e avorio, del'Africa interna, a prodotti e manufatti provenienti da fertili pianure da tutto il Mediterraneo. Invano aveva tentato, nel corso dei secoli, di strppare anche la parte orientale della Sicilia al controllo dei coloni greci, che però erano sempre riusciti a difendersi.

La prima guerra punica, a cura di Fonta2002

Cartagine nella metà del III secolo a.C. esercitava il potere su tutto il Mediterraneo occidentale ed era un minaccia diretta per Roma. Grazie a un gruppo di mercenari Roma si decise a dichiarare guerra a Cartagine. Ma i Romani non erano abili combattenti via nave e per non trovarsi svantaggiati crearono il "corvo", un ponte girevole per passare da una nave all'altra e tenerla ancorata senza farla spostare. La prima vittoria navale arrivò nel 260 a.C. a Milazzo (Sicilia) sotto il console Caio Duilio.

risposta alla domanda in che cosa consiste la riforma di Servio Tullio

La riforma serviana dell'esercito romano rappresentò forse il primo dei momenti principali della storia dell'esercito romano, che vide nel sesto re di Roma, Servio Tullio, l'artefice della riorganizzazione della macchina da guerra romana, rimasta in vigore almeno per un paio di secoli. 

risposta alla domanda In che cosa consiste la divinizzazione del sovrano

La divinizzazione del sovrano consiste nel considerare il sovrano come una entità divina, tipica dei paesi orientali, contrastava con la tradizione Greca nella quale si considerava la vita politica come un fatto umano dove in entravano gioco gli interessi dei vari gruppi sociali.

Quali sono le tappe fondamentali della conquista di Alessandro Magno?, a cura di Pippo_Baudo

Alessandro Magno nel 334 assunse il comando di un esercito di circa 40.000 uomini e, superato l'Ellesponto, riportò la prima vittoria sul fiume Granico (334); avanzò poi lungo la costa dell'Asia Minore, liberando le città greche. Quindi varcò la catena montuosa del Tauro, addentrandosi nella Cilicia. Sconfitto il re di Persia, Dario II (335-330), Alessandro Magno conquistò successivamente la Siria, la Fenicia, l'Egitto e, alle foci del Nilo, fondò la città che da lui prese il nome di Alessandria. Sferrò poi l'attacco contro il cuore dell'Impero Persiano (vittoria di Gaugamela, 331) e ne conquistò le capitali: Babilonia, Susa, Persepoli, Pasargade. Da questi successi, andò maturando l'idea di creare un impero mondiale, tanto da condurre una spedizione in India (327). Rientrato in Persia, progettò di elevare a capitale del proprio impero Babilonia, considerando Macedoni, Greci e Persiani sudditi con gli stessi diritti e doveri. I suoi grandiosi progetti non poterono essere realizzati, poiché nel 323 fu colpito da febbre violenta e morì poco più che trentenne.

In che cosa consiste la Divinizzazione?, a cura di Fonta2002

La divinizazione di un sovrano consiste nel farsi onorare come un dio dai propri sudditi. Per farlo Alessandro emano un decreto con il quale chiedeva di essere proclamato e trattato non solo come sovrano ma come dio.

Qual era il progetto di Alessandro Magno? a cura di Al3xRaV3

 Il progetto di Alessandro Magno era quello di creare una compagine (impero) mondiale, crogiolo di tutte le razze, di tutti i popoli, lasciando alle varie genti un buon grado di autonomia. voleva anche l'integrazione vicendevole dei persiani e dei greci, voleva sposare abitudini persiane con la civiltà greca (e ci riuscì, prima di morire).

Com'era formata la falange macedone?

La falange macedone riuniva al suo interno al suo interno diversi reparti di fanteria pesante: erano protetti da armature pesanti, complete da schinieri, armati con la lunghissima piccamacedone, la sarissa di 5-7 metri che obbligava i soldati a portare lo scudo alla sua spalla sinistra.

chi erano il padre e il nonno di Alessandro Magno?, a cura di Fonta2002

2) Il padre di Alessandro Magno era Filippo II, il quale portava avanti una politica espansionistica con la Macedonia ebbe un figlio con Olimpiade (Alessandro), principessa dell'Epiro che incise molto sulla sua educazione. Il nonno era Aminta III, uno dei primi re della Macedonia, che sposo e fece 2 figli con la regina Euridice.

Di dove era originario Alessandro Magno? a cura di Dannomayo

 Alessandro Magno è originario della Macedonia. In Macedonia gli abitanti parlavano un dialetto greco, ma vivendo isolati dalle altre potenze rimasero indietro rispetto alla grande Atene. La più antica capitale dei Macedoni era Ege e quando la sede venne spostata a Pella, Ege rimase comunque il luogo dove venivano sepolti i sovrani.

Introduzione a ''i promessi sposi'' ,a cura di Toretto

Il genere del romanzo storico cioè un testo di lunghe dimensioni scritto in prosa, la prima edizione venne pubblicata nel 1827 da Alessandro Manzoni, ma la edizione definitiva fu pubblicata nel 1840 e presenta un linguaggio ripulito dai termini dialettali lombardi.L'autore nacque il 7 marzo nel 1785 a Milano e muore il 22 maggio del 1873 e rappresentò un letterato e intellettuale nell'illuminismo italiano.La prima edizione prese il nome di ''Fermo e Lucia'' mentre nella seconda edizione il romanzo prende il nome di ''I promessi sposi'' l'opera racconta le avventure di Renzo e Lucia dal loro fidanzamento fino al matrimonio ufficiale.Il narratore prende le mosse da un manoscritto anonimo del XVIII.In altri termini l'autore finge di ritrovare la storia già scritta, questo espediente permette all'autore di evitare la censura dell'impero austro-ungarico che dominava nel nord Italia attraverso l'istituzione del regno lombardo-vento.Infatti l'autore attraverso il romanzo denuncia la grave situazione di povertà in cui versava la popolazione italiana sotto la dominazione straniera nel periodo prima dell'unità d'Italia.L'astuzia dell'autore gli permette di evitare la censura austriaca attraverso anche un altro espediente:ambientare il tempo della trama nel XVII secolo un era di due secoli precedente a quella in cui scrive l'autore ma che presentava le stesse caratteristiche di quella temporanea dell'autore cioè la sottomissione della popolazione a una dominazione straniera.L'autore cioè parla di un epoca passata ma scrive al presente.Dal punto di vista linguistico i promessi sposi rappresentano un modello per la lingua dell'italia unita e anche un punto di arrivo dell'evoluzione della lingua italiana i propri esordi italiani con la Divina Commedia.Per Manzoni il romanzo deve avere una funzione educativa:''La poesia e la letteratura in genere deve proporsi l'utile per scopo il vero per soggetto e d'interessante per mezzo''.Quindi l'utilità del suo libro era quella di raccontare la situazione di precarietà in cui vive il popolo italiano sotto il popolo straniero, il vero fa riferimento invece al romanzo storico verosimile e l'interessante fa riferimento al fatto che la sua opera doveva raggiungere un pubblico più ampio.

Introduzione a "i promessi sposi", a cura di Jhon_02

Il volume i promessi sposi rappresenta il genere del romanzo storico cioè un testo di lunghe dimensioni scritto in prosa. La prima edizione venne pubblicata nel 1827 da Alessandro Manzoni ma la edizione definitiva fu pubblicata nel 1840 e presenta un linguaggio ripulito dai termini dialettali lombardi. L'autore nacque il 7 marzo del 1785 a Milano e mori il 22 maggio del 1873 e rappresentò un letterato e  intellettuale dell'illuminismo italiano. La prima edizione prese il nome di Fermo e Lucia mentre nella seconda edizione il romanzo prese il nome i Promessi Sposi. L'opera racconta le avventure di Renzo e Lucia dal loro fidanzamento fino al loro matrimonio finale. Il narratore prende le mosse da un manoscritto anonimo del XVIII secolo che racconta la storia di Renzo e Lucia: in altri termini l'autore finge di trovare la storia già scritta. Questo espediente permette all'autore di evitare la censura dell'impero austro-ungarico che dominava nel nord Italia attraverso l'istituzione del regno lombardo-veneto. Infatti l'autore attraverso il romanzo denuncia la grave situazione di povertà in cui versava la popolazione italiana sotto la dominazione straniera nel periodo prima dell'unita di Italia. L'astuzia dell'autore gli permette di evitare la censura austriaca attraverso un altro espediente: ambientare il tempo della trama nel XVIII secolo, un'era di due secoli precedente a quella in cui scrive l'autore ma che presentava le stesse caratteristiche di quella contemporanea all'autore cioè la sottomissione della popolazione ha una dominazione straniera. L'autore cioè scrive in un epoca passata ma in realtà si svolge nel presente. Dal punto di vista linguistico i Promessi Sposi rappresentano un modello per la lingua dell'italia unita è anche un punto di arrivo della lingua italiana che aveva avuto i propri esordi letterali con la Divina Commedia. Per Manzoni il romanzo deve avere una funzione educativa:"la poesia e la letteratura in genere deve preporsi l'utile per scopo, il vero per soggetto e l'interessante per mezzo". Quindi l'utilità del suo libro era quella di raccontare la situazione di precarietà in cui viveva la popolazione italiana dominata dallo straniero, il vero fa riferimento invece al genere romanzo storico verosimile e l'interessante fa riferimento al fatto che la sua opera doveva raggiungere un pubblico più ampio possibile.

Introduzione a "i promessi sposi"

Il volume i promessi sposi rappresenta il genere del romanzo storico cioè un testo di lunghe dimensioni scritto in prosa. La prima edizione venne pubblicata nel 1827 da Alessandro Manzoni ma la edizione definitiva fu pubblicata nel 1840 e presenta un linguaggio ripulito da i termini lombardi. L'autore nacque il 7 marzo del 1785 a Milano e morì il 22 maggio del 1873 e rappresentò un letterato e un intellettuale dell'illuminismo italiano. La prima edizione prese il nome di Fermo e Lucia mentre nella seconda edizione il romanzo prende nome di promessi sposi. L'opera racconta le avventure di Renzo e Lucia dal loro fidanzamento fino al loro matrimonio officiale. Il narratore prende le mosse del XVIII secolo che racconta le storie di Renzo e Lucia: in altri termini l'autore finge di trovare la storia già scritta. Questo esperiente permette all'autore di evitare la censura dell'impero austroungarico che dominava nel nord Italia attraverso l'istituzione del regno lombardo-veneto. Infatti l'autore attraverso il romanzo denuncia la grave situazione di povertà in cui versava la popolazione italiana sotto la dominazione straniera nel periodo prima dell'unità d'Italia. L'astuzia dell'autore gli permette di aggirare la censura austriaca attraverso anche a un altro esperiente: ambientare il tempo della trama nel XVI secolo, un'era di due secoli precedente a quella descritta dall'autore ma che presentava le stesse caratteristiche cioè la sottomissione della popolazione ha una dominazione straniera. L'autore cioè scrive in un epoca passata ma scrive al presente. Dal punto di vista linguistico i promessi sposi rappresentano un modello per la lingua dell'Italia unita e anche un punto di arrivo della lingua italiana che aveva avuto i propri esordi letterali con la Divina Commedia. Per Manzoni il romanzo deve avere una funzione educativa: "  la poesia e la letterature in genere deve proporsi l'utile per lo scopo, il vero per soggetto e l'interessante per mezzo". Quindi l'utilità del suo libro era quella di raccontare la precarietà in cui viveva la popolazione italiana dominata dallo straniero, il vero fa riferimento invece al romanzo storico verosimile e l'interessante fa riferimento al fatto che la sua opera doveva raggiungere un pubblico più ampio possibile.                              

I Promessi Sposi, a cura di Riccardo, Viapianix e Scazzinger

Il volume "I Promessi Sposi" rappresenta il genere del romanzo storico, cioè un testo di lunghe dimensioni scritto in prosa. La prima edizione venne pubblicata nel 1827 da Alessandro Manzoni, ma l'edizione definitiva fu pubblicata nel 1840 e presenta un linguaggio ripulito dai termini dialettali lombardi. L'autore nacque il 7 marzo del 1785 a Milano e morì il 22 maggio del 1873 e rappresentò un letterato e intellettuale dell'illuminismo italiano. La prima edizione prese il nome di Fermo e Lucia mentre la seconda e definitiva edizione il romanzo prende il nome de "I Promessi Sposi". L'opera racconta le avventure di Renzo e Lucia dal loro fidanzamento fino al matrimonio finale. Il narratore prende le mosse da un manoscritto anonimo del XVII secolo. In altri termini, l'autore finge di trovare la storia già scritta. Questo espediente permette all'autore di evitare la censura dell'impero Austro-Ungarico che dominava nel nord Italia attraverso l'istituzione del regno Lombardo-Veneto. Infatti l'autore attraverso il romanzo denuncia la grande situazione di povertà in cui versava la popolazione italiana sotto la dominazione straniera prima dell'unità d'Italia. L'astuzia dell'autore gli permette di evitare la censura austriaca attraverso un altro espediente: ambientare il tempo della trama nel XVII secolo, un'era di due secoli precedente a quella in cui scrive l'autore ma che presentava le stesse caratteristiche di quella contemporanea all'autore, cioè la sottomissione della popolazione ad una dominazione straniera. L'autore cioè scrive di un'epoca passata ma in realtà parla del presente. Dal punto di vista linguistico rappresenta un modello per il linguaggio dell'Italia e un punto di arrivo dell'evoluzione della lingua italiana e aveva avuto i propri esordi letterari con la divina commedia di Dante. Per Manzoni il romanzo deve avere una funzione educativa: "La poesia e la letteratura in genere deve proporsi l'utile per scopo, i vero per soggetto e l'interessante per mezzo". Quindi l'utilità del suo libro era quella di denunciare la situazione di precarietà vissuta dalla popolazione italiana dominata dallo straniero, il vero fa riferimento invece al romanzo-storico verosimile e l'interessante fa riferimento al fatto che la sua opera doveva raggiungere il pubblico più alto possibile.





















































































































introduzione a "I promessi sposi" a cura di Bleckmen_02 e Bon2016

Il volume "I promessi sposi" rappresenta il genere del romanzo storico cioè un testo di lunghe dimensioni scritto in prosa. La prima edizione venne pubblicata nel 1827 da Alessandro Manzoni ma la edizione definitiva fu pubblicata nel 1840 e presenta un linguaggio ripulito dai termini dialettali lombardi. L'autore nacque il 7 marzo 1785 a milano e morì il 22 maggio 1873 e rappresentò un letterato e un intellettuale dell'illuminismo italiano. La prima edizione prese il nome di "Fermo e Lucia" mentre nella seconda e "definitiva" edizione il romanzo prende il nome di "I promessi sposi".L'opera racconta le avventure di Renzo e Lucia dal loro fidanzamento al loro matrimonio finale. Il narratore prende le mosse da un manoscritto anonimo del XVII che racconta la storia di Renzo e Lucia:in altri termine l'autore finge di trovare la storia già scritta. Questo espediente permette all'autore di evitare la censura dell'impero austroungarico che dominava nel nord  italia attraverso l'istituzione del regno lombardo veneto. Infatti l'autore attraverso il romanzo denuncia la grave situazione di povertà in cui versava la popolazione italiana sotto la dominazione straniera nel periodo prima dell'unità d'italia. L'astuzia dell'autore gli permette di evitare la censura austriaca attraverso un altro espediente: ambientare il tempo della trama nel XVII secolo,un'era di due secoli precedente a quella in cui scrive l'autore ma che presentava le stesse caratteristiche di quella contemporanea all'autore cioè la sottomissione della popolazione a una dominazione straniera. L'autore cioè scrive di un epoca passata ma in realtà parla nel presente. Dal punto di vista linguistico i promessi sposi rappresentano un modello per il linguaggio dell'italia unita e anche un punto d'arrivo dell'evoluzione della lingua italiana che aveva avuto i propri esordi letterari con la divina commedi di Dante. Per Manzoni il romanzo deve avere una funzione educativa: "la poesia e la letteratura in genere deve proporsi l'utile per scopo,il vero per soggetto e l'interessante per mezzo". Quindi l'utilità del suo libro era quella di raccontare la situazione di precarietà in cui viveva la popolazione italiana dominata dallo straniero,il vero fa riferimento invece al romanzo storico vero simile e l'interessante fa riferimento al fatto che la sua opera doveva raggiungere un pubblico più alto possibile.

Introduzione a"i promessi sposi", a cura di Fonta2002

Il volume i promessi sposi rappresenta il genere del romanzo storico cioè un testo di lunghe dimensioni scritto in prosa. La prima edizione venne pubblicata nel 1827 da Alessandro Manzoni ma l'edizione definitiva fu pubblicata nel 1840 e presenta un linguaggio ripulito dai termini dialettali lombardi. L'autore nacque il 7 marzo del 1785 a Milano e mori il 22 maggio del 1873 e rappresentò un letterato e intelletuale dell'illuminismo italiano. La prima edizione prese il nome di Fermo e Lucia mentre nella seconda e definitiva edizione il romanzo prese il nome di I promessi sposi. L'opera racconta le avventure di Renzo e Lucia, dal loro fidanzamento fino al matrimonio finale: il narratore prende le mosse da un manoscritto anonimo del XVII secolo che racconta la storia di Renzo e Lucia, in altri termini l'autore finge di trovare una storia già scritta. Questo espediente permette all'autore di evitare la censura dell'impero Austro-Ungarico che dominava nel nord Italia attraverso l'istituzione del regno lombardo-veneto. Infatti l'autore attraverso il romanzo denuncia la  grave situazione di povertà in cui versava la popolazione Italiana sotto la dominazione straniera nel periodo prima dell'unità d'Italia. L'astuzzia dell'autore gli permette di evitare la censura attraverso un altro espediente:ambientare il tempo della trama nel XVII cioè nel 1600, una era di due secoli precedente a quella in cui scrive l'autore ma che presentava le stesse caratteristiche di quella contamporanea all'autore cioè la sottomissione della popolazione a una dominazione straniera. L'autore cioè scrive di un'epoca passata ma in realtà parla del presente. Dal punto di vista linguistico i promessi sposi rappresenta un modello per la lingua dell'Italia unita e anche un punto di arrivo dell'evoluzione della lingua Italiana cha aveva avuto i propri esordi letterari con la divinia commedia di Dante. Per Manzoni il romanzo deve avere una funzione educativa: "La poesia e la letteratura in genere deve proporsi l'utile per scopo, il vero per soggetto e l'interessante per mezzo". Quindi l'utilità del suo libro era quella di raccontare la situazione di precarietà in cui viveva la popolazione Italiana dominatà dallo straniero, il vero fa riferimento invece fa riferimento al romanzo storico verosimile e l'interessante fa riferimento al fatto che la sua opera doveva raggiungere un pubblico più alto.

Introduzione a "I Promessi Sposi" a cura si MIKIFIRE02

Il volume "I Promessi Sposi" rappresenta il genere del romanzo storico cioè un testo di lunghe dimensioni scritto in prosa. La prima edizione venne pubblicata nel 1827 da Alessandro Manzoni ma la edizione definitiva fu pubblicata nel 1840 e presente un linguaggio ripulito dai termini dialettali lombardi. L'autore nacque il 7 Marzo del 1775 a Milano e morì il 22 Maggio del 1873 e rappresentò un letterato e intellettuale dell'illuminismo italiano la prima edizione prese il nome di "Fermo e Lucia" mentre nella seconda e definitiva edizione il romanzo prese il nome di "I Promessi Sposi". L'opera racconta le avventure di Renzo e Lucia fino al matrimonio finale. il narratore prende le mosse da un manoscritto anonimo del XVII secolo e racconta la storia di Renzo e Lucia: in altri termini l'autore finge di trovare la storia già scritta. Questo espediente permette all'autore di evitare la censura dell'impero austro-ungarico che dominava nel nord Italia attraverso l'istituzione del regno lombardo veneto infatti l'autore  attraverso il romanzo denuncia la grave situazione di povertà in cui versava la popolazione italiana sotto la dominazione straniera nel periodo prima dell'unità d'Italia. L'astuzia dell'autore gli permette di evitare la censura austriaca attraverso un altro espediente: ambientare il tempo della trama nel XVII secolo, un era di due secoli precedente a quella in cui scrive l'autore ma che presentava le stesse caratteristiche in contemporanea all'autore cioè la sottomissione della popolazione a una dominazione straniera. L'autore cioè scrive di un'epoca passata ma parla del presente. dal punto di vista linguistico "I Promessi Sposi" rappresentano un modello per il linguaggio dell'Italia unita e anche un punto di arrivo dell'evoluzione della lingua italiana che aveva avuto i propri esordi letterari con la "Divina Commedia" di Dante per Manzoni il romanzo deve avere una funzione educativa: "la poesia e la letteratura in genere deve proporsi utile per lo scopo il vero per soggetto e l'interessante per mezzo". Quindi l'utilità del suo libro era quella di raccontare la situazione di precarietà in cui viveva la popolazione italiana dominata dallo straniero, il vero fa riferimento al romanzo storico verosimile e l'interessante fa riferimento al fatto che la sua opera doveva raggiungere un pubblico più alto possibile.

Introduzione a "I Promessi Sposi" a cura di Dannomayo

Il volume "I Promessi Sposi" rappresenta il genere del romanzo storico cioè un testo di lunghe dimensioni scritto in prosa. La prima edizione venne pubblicata nel 1827 da Alessandro Manzoni ma la edizione definitiva fu pubblicata nel 1840 e presenta un linguaggio ripulito dai termini dialettali lombardi. L'autore nacque il 7 Marzo del 1775 a Milano e morì il 22 Maggio del 1873 e rappresentò un letterato e intellettuale dell'illuminismo italiano. La prima edizione prese il nome di "Fermo e Lucia" mentre nella seconda e definitiva edizione il romanzo prende il nome "I Promessi Sposi". L'opera racconta le avventure di Renzo e Lucia dal loro fidanzamento fino al matrimonio finale. Il narratore prende le mosse da un manoscritto anonimo del XVII secolo che racconta la storia di Renzo e Lucia: in altri termini l'autore finge di trovare la storia già scritta. Questo espediente per permettere all'autore di evitare la censura dell'impero austro-ungarico che dominava nel Nord Italia attraverso l'istituzione del Regno Lombardo Veneto infatti l'autore attraverso il romanzo denuncia la grave situazione di povertà in cui versava la popolazione italiana sotto la dominazione straniera nel periodo prima dell'Unità d'Italia. L'astuzia dell'autore gli permette di evitare la censura austriaca attraverso un altro espediente: ambientare il tempo della trama nel XVII secolo, un'era di due secoli precedente a quella in cui scrive l'autore ma che presentava le stesse caratteristiche di quella contemporanea all'autore cioè la sottomissione della popolazione a una dominazione straniera. L'autore cioè scrive di un epoca passata ma in realtà parla del presente. Dal punto di vista linguistico "I Promessi Sposi" rappresenta un modello per il linguaggio dell'Italia Unita e anche un punto di arrivo della evoluzione della lingua italiana che aveva avuto i propri esordi letterari con la "Divina Commedia" di Dante. Per Manzoni il romanzo deve avere una funzione educativa: "la poesia e la letteratura in genere deve proporsi l'utile per scopo, il vero per soggetto e l'interessante per mezzo". Quindi l'utilità del suo libro era quella di raccontare la situazione di precarietà in cui viveva la popolazione italiana dominata dallo straniero, il vero fa riferimento invece al romanzo storico verosimile e l'interessante fa riferimento al fatto che la sua opera doveva raggiungere un pubblico più alto possibile.

Introduzione a "I Promessi Sposi", a cura di TheMala

Il volume "I Promessi Sposi" rappresenta il genere del romanzo storico, cioè un testo di lunghe dimensioni scritto in prosa. La prima edizione venne pubblicata nel 1827 da Alessandro Manzoni ma la edizione definitiva fu pubblicata nel 1840 e presenta un linguaggio ripulito dai termini dialetti lombardi. L'autore nacque il 7 marzo 1785 a Milano e morì il 22 maggio del 1873 e rappresentò un letterato e  intellettuale dell'illuminismo italiano. La prima edizione prese il nome di Fermo e Lucia mentre nella seconda edizione il romanzo prende il nome di Promessi Sposi. L'opera racconta le avventure di Renzo e Lucia dal loro fidanzamento fino al matrimonio finale. Il narratore prende le mosse da un manoscritto anonimo del XVII secolo che racconta la storia di Renzo e Lucia: in altri termini l'autore finge di trovare la storia già scritta. Questo espediente permette all'autore di evitare la censura dell'Impero Austro-Ungarico che dominava nel nord Italia attraverso l'istituzione del regno lombardo-veneto. Infatti l'autore attraverso il romanzo denuncia la grave situazione di povertà in cui versava la popolazione italiana sotto la dominazione straniera nel periodo prima dell'unità d'Italia. L'astuzia dell'autore gli permette di evitare la censura austriaco attraverso un altro espediente: ambientale il tempo della trama nel XVII secolo (1600), una era di due secoli precedente a quella in cui scrive l'autore, ma che presentava le stesse caratteristiche di quella contemporanea all'autore, cioè la sottomissione della popolazione a una dominazione straniera. L'autore cioè scrive di un'epoca passata, ma in realtà parla del presente. Dal punto di vista linguistico i Promessi Sposi rappresentano un modello per la lingua dell'Italia unità e anche un punto di arrivo dell' evoluzione della lingua italiana che aveva avuto i propri esordio letterario con la Divina Commedia di Dante. Per Manzoni il romanzo deve avere una funzione educativa: "La poesia e la letteratura in genere deve proporzione utile per scopo, il vero per soggetto è l'interessante per mezzo". Quindi l'utilità del suo libro era quella di raccontare la situazione di precarietà in cui viveva la popolazione italiana dominata dallo straniero, il vero fa riferimento al romanzo storico verosimile e l'interessante fa riferimento al fatto che la sua opera doveva raggiungere un pubblico più alto possibile. 

Introduzione a "I Promessi Sposi", a cura di Al3xRaV3

il volume i Promessi Sposi rappresenta il genere del romanzo storico cioè un testo di lunghe dimensioni scritto in prosa. La prima edizione venne pubblicata nel 1827 da Alessandro Manzoni ma l'edizione definitiva fu pubblicata nel 1840 e presenta un linguaggio ripulito dai termini dialettali lombardi. L'autore nacque il 7 marzo del 1785 a Milano e morì il 22 maggio del 1873 e rappresentò un letterato e intellettuale dell'illuminismo italiano. La prima edizione prese il nome di Fermo e Lucia mentre nella seconda e definitiva edizione il romanzo prende il nome di I promessi Sposi. L'opera racconta le avventure di Renzo e Lucia dal fidanzamento fino al matrimonio finale. Il narratore prende le mosse da un manoscritto anonimo del XVII secolo in altri termini l'autore finge di trovare la storia già scritta. Questo espediente permette all'autore di evitare la censura dell'impero austroungarico che dominava nel nord d'Italia attraverso l'istituzione del regno lombardo veneto. Infatti l'autore attraverso il romanzo denuncia la grave situazione di povertà in cui versava la popolazione italiana sotto la dominazione straniera nel periodo prima dell'unità d'Italia.
L'astuzia dell'autore gli permette di evitare la censura austriaca attraverso un'altro espediente: ambientare il tempo della trama nel XVII secolo, un'era di due secoli precedente a cui scrive l'autore ma che presentava le stesse caratteristiche di quella contemporanea all'autore cioè la sottomissione della popolazione alla dominazione straniera. L'autore cioè scrive di un'epoca passata ma in realtà parla del presente. Dal punto di vista linguistico i promessi sposi rappresentano un modello per il linguaggio dell'Italia Unita e anche un punto di a arrivo dell 'evoluzione della lingua italiana che aveva avuto i propri esordi letterari con la divina commedia di Dante. Per Manzoni il romanzo deve avere una funzione educativa.
"La poesia e la letteratura in genere deve proporsi utile per scopo, il vero per soggetto e l'interessante per mezzo". Quindi l'utilità del suo libro era quella di raccontare la situazione di precarietà in cui viveva la popolazione italiana dominata dalla straniera, Il vero fa riferimento invece al romanzo storico al verosimile e l'interessante fa riferimento al fatto che la sua opera che doveva raggiungere un pubblico più alto possibile. ✒

Introduzione a ''i promessi sposi'', a cura di Pippo_Baudo

Il volume ''i promessi sposi'' rappresenta il genere del romanzo storico cioè un testo di lunghe dimensioni scritto in prosa. La prima edizione venne pubblicata nel 1827 da Alessandro Manzoni ma la edizione definitiva fu pubblicata nel 1840 e presenta un lunguaggio ripulito dai termini dialettali lombardi. L'autore nacque il 7 marzo del 1785 a Milano e mori il 22 maggio del 1873 e rappresentò un letterario intellettuale dell'illuminismo italiano. La prima edizione prese il nome di ''Fermo e Lucia'', mentre nella seconda edizione il romanzo prese il nome di ''i promessi sposi''. L'opera racconta le avventure di Renzo e Lucia dal loro fidanzamento fino al loro matrimonio. Il narratore prende le mosse da un manoscritto anonimo del XVII secolo che racconta la storia di Renzo e Lucia. Questo espediente permette all'autore di evitare la censura dell'impero austro-ungarico che dominava nel nord Italia attraverso l'istituzione del regno lombardo-veneto. Infatti l'autore attraverso il romanzo denuncia la grave situazione di poverta in cui versava la popolazione italiana sotto la dominazione straniera nel periodo prima dell'unità d'Italia. L'astuzia dell'autore gli permette di evitare la censura austriaca attraverso un'altro espediente: ambientare il tempo della trama nel XVII secolo, un'era di 2 secoli precedente a quella in cui scrive l'autore, ma che presentava le stesse caratteristiche a quella contemporanea all'autore, cioè la sottomissione della popolazione a una dominazione straniera. L'autore cioè scrive di un'epoca passata ma in realtà parla del presente. Dal punto di vista linguistico ''i promessi sposi'' rappresentano un modello per la lingua dell'Italia unita e anche un punto d'arrivo dell'evoluzione della lingua italiana che aveva avuto i propri esordi letterari con la ''divina commedia'' di Dante. Per Manzoni il romanzo deve avere una funzione educativa: ''la poesia e la letteratura in genere deve proporsi utile per scopo, il vero per soggetto e l'interessante per mezzo''. Quindi l'utilità del suo libro era quella di raccontare la situazione di precarietà in cui viveva la popolazione italiana dominata dallo straniero, il vero invece fa riferimento al genere romanzo-storico verosimile e l'interessante fa riferimento al fatto che la sua opera doveva raggiungere il pubblico piu alto possibile.

Introduzione a "I Promessi Sposi", a cura di Pgiova02

Il volume "I Promessi Sposi", rappresenta il genere del romanzo storico, cioè, un testo di lunghe dimensioni scritto in prosa. La prima edizione venne pubblicata nel 1827 da Alessandro Manzoni ma l'edizione definitiva fu pubblicata nel 1840 e presenta un linguaggio ripulito dai termini dialettali lombardi. L'autore nacque il 7 marzo del 1785 a Milano e morì il 22 maggio del 1873 e rappresentò un letterato e intelletuale dell'illuminismo italiano. La prima edizione prese il nome di "Fermo e Lucia" e nella seconda e ultima edizione il romanzo prende il nome "I Promessi Sposi". L'opera racconta le avventure di Renzo e Lucia dal loro fidanzamento fino al loro matrimonio. Il narratore prende le mosse da un manoscritto anonimo del XVII sec. che racconta la storia di Renzo e Lucia. Questo espediente permette all'autore di evitare la censura dell'impero austro-ungarico che dominava nel nord Italia attraverso l'istituzione del regno lombardo-veneto. In fatti, l'autore attraverso il romanzo denuncia la grave situazione di povertà in cui versava la popolazione italiana sotto la dominazione straniera nel periodo prima dell'unità d'Italia. L'astuzia dell'autore gli permette di evitare la censura austriaca attraverso un altro espediente: ambientare il tempo della trama nel XVII, un'era di due secoli precedente a quella in cui scrive l'autore ma che presesntava le stesse caatteristiche di quella contemoranea all'autore cioè, la soottomissione della popolazione a una dominazione straniera. L'autore cioè scrive in un'epoca passata ma in realtà parla del presente. Dal punto di vista linguistico "I Promessi Sposi" rappresentano un modello per la lingua dell'Italia unita e anche un punto d'arrivo dell'evoluzione della lingua italiana e aveva avuto i propri esordi lettarari con "La Divina Commedia" di Dante. Per Manzoni il romanzo deve avere una funzione educativa: "La poesia e la letteratura in genere deve proporsi utile per lo scopo, il vero per il soggetto e l'interessante per mezzo". Quindi l'utilità del suo libro era quella di raccontare la situazione di precarietà in cui viveva la popolazione italiana dominata dagli stranieri, il vero fa riferimento invece fa riferimento al romanzo storico verosimile e l'interessante fa riferimento al fatto e la sua opera doveva raggiongere il pubblico più alto possibile.

Domande di storia

1)Di dove era originario Alessandro Magno?
2)Chi erano suo padre e suo nonno?
3)Com'era formata la falange macedone?
4)Cos'era il progetto di Alessandro Magno?
5)quali sono le tappe fondamentali della conuista di Alessandro Magno?             "vedi pag 175"
6)In che cosa consiste la divinizzazione del sovrano? "vedi pag 178"
7) Quando muore Alessandro Magno?
8)Chi erano i Diadochi?
9)Quali sono i regni ellenistici?
10)Quali popoli abitavano in italia prima dei romani?
11)Quali sono le caratteristiche principali della società etrusca:qual'era la loro origine;quali erano le loro città,com'era l'organizzazione politica e sociale?
12)In che cosa consiste la leggenda della formazione di Roma?
13)Secondo l'eneide di Virgilio che origini ha Roma?
14)Per ogni Re di Roma esprimi una caratteristica
15)In che cosa consiste la riforma di Servio Tulio?
16)Come avviene il passaggio dalla monarchia alla repubblica?
17)Che differenza c'è tra Patrizzi e Plebei?
18)Quali sono le vittorie dei Plebei? "pag 214"
19)Quali sono le magistrature repubblicane?
20)Quali erano le assemblee popolari?

Domande di storia

1) Di dove era originario Alessandro Magno?
2) Chi erano sua padre e suo nonno?
3) Come era formata la falange macedone?
4) Qual era il progetto di Alessandro Magno?
5) Quali sono le tappe fondamentali della conquista di Alessandro Magno?
6) In che cosa consiste la divinizzazione del sovrano?
7) Quando muore Alessandro Magno?
8) Chi erano i diadochi?
9) Quali sono i regni ellenistici?
10) Quali popoli abitavano in Italia prima dei romani?
11) Quali sono le caratteristiche principali della società etrusca: qual era la loro origine? Quali erano le loro città? Com'era l'organizzazione politica e sociale?

12) In che cosa consiste la leggenda della formazione di Roma? (Secondo la leggenda di Romolo e Remo)
13) Secondo l'eneide di Virgilio che origini ha Roma?
14) Per ogni re di Roma esprimi una caratteristica sintetica
15) In che cosa consiste la riforma di Servio Tullio?
16) Come avviene il passaggio dalla monarchia alla repubblica?
17) Che differenza c'è fra patrizi e plebei?
18) Quali sono le vittorie dei plebei?
19) Quali sono le magistrature repubblicane?
20) Quali erano le assemblee popolari?

Il narratore onnisciente a cura di barbax 135

All'interno di una narrazione il narratore onnisciente è rappresentato da un narratore che conosce ogni aspetto della narrazione., la voce del narratore onnisciente emerge attraverso alcune tecniche: 
1) la manipolazione della storia: il narratore dimostra di conoscere la storia da un punto di vista privilegiato e svela ai lettori i retroscena degli eventi.
2) La adozione di un linguaggio narrativo: il narratore fa emergere il proprio punto di vista attraverso delle scelte stilistiche.
3) I commenti personali: spesso il narratore esprime valutazioni personali che rivelano il suo punto di vista.
4) Appelli al lettore: il narratore può rivolgersi direttamente al suo lettore 

Il narratore onnisciente, a cura di marco02

All'interno di una narrazione il narratore onnisciente è  rappresentato da un narratore che conosce ogni aspetto della narrazione. La voce del narratore onnisciente emerge attraverso alcune tecniche:
1) la manipolazione della storia: il narratore dimostra di conoscere la storia da un punto di vista privilegiato e svela ai lettori i retroscena degli eventi.
2) l'adozione di un linguaggio narrativo: il narratore fa emergere il proprio punto di vista attraverso delle scelte stilistiche.
3) i commenti personali:spesso il narratore esprime valutazioni personali che rivelano il suo punto di vista.
4) appelli al lettore: narratore può rivolgersi direttamente al suo pubblico.

Il narratore onnisciente, a cura di Marco46

All'interno di una narrazione il narratore onnisciente è rappresentato da un narratore che conosce ogni aspetto della narrazione. La voce del narratore onnisciente emerge attraverso alcune tecniche:
1)La manipolazione della storia: il narratore dimostra di conoscere la storia da un punto di vista privilegiato e svela ai lettori il retroscena degli eventi.
2)La adozione di un linguaggio narrativo: il narratore fa emergere il proprio punto di vista attraverso delle scelte stilistiche.
3)I commenti personali: spesso il narratore esprime valutazioni personali che rivelano il suo punto di vista.
4)Appelli al lettore: il narratore può rivolgersi direttamente al suo pubblico.

Il narratore onnisciente, a cura di Riccardo&Scazzinger

All'interno di una narrazione il narratore onnisciente è rappresentato da un narratore che conosce ogni aspetto della narrazione. La voce del narratore onnisciente emerge attraverso alcune tecniche: (1) La manipolazione della storia: il narratore dimostra di conoscere la storia da un punto di vista privilegiato e svela lettori i retroscena degli eventi. (2) La adozione di un linguaggio narrativo: il narratore fa emergere il proprio punto di vista attraverso delle scelte stilistiche. (3) I commenti personali: spesso il narratore esprime valutazioni personali che rivelano il suo punto di vista. (4) Appelli al lettore: il narratore può rivolgersi direttamente al suo pubblico.

Il narratore onnisciente a cura di Bleckmen_02

All'interno di una narrazione il narratore onnisciente è rappresentato da un narratore che conosce ogni aspetto della narrazione. La voce del narratore onnisciente emerge attraverso alcune tecniche:
1)La manipolazione della storia:il narratore dimostra di conoscere la storia da un punto di vista privileggiato e svela ai lettori i retroscena degli eventi.
2)L'adozione di un linguaggio narrativo:il narratore fa emergere il proprio punto di vista attraverso delle scelte stilistiche.
3)I commenti personali:spesso il narratore esprime valutazioni personali che rivelano il suo punto di vista.
4)Appelli al lettore:il narratore può rivolgersi direttamente al suo pubblico.

il narratore onnisciente a cura di bon2016

All'interno di una narrazione il narratore onnisciente è rappresentato da un narratore che conosce ogni aspetto della narrazione. La voce del narratore onnisciente emerge attraverso alcune tecniche:
1) La manipolazione della storia: il narratore dimostra di conoscere la storia da un punto di vista privilegiato e svela ai lettori i retroscena degli eventi.
2) L' adozione di di un linguaggio narrativo: il narratore fa emergere il proprio punto di vista attraverso delle scelte stilistiche.
3) I commenti personali: speso il narratore esprime valutazioni personali che rivelano il suo punto di vista.
4) Appelli al lettore: il narratore può rivolgersi direttamente al suo pubblico.

Il narratore onnisciente, a cura di Vin Diesel

All'interno di una narrazione il narratore onnisciente è rappresentato da un narratore che conosce ogni aspetto della narrazione.La voce del narratore onnisciente emerge attraverso alcune tecniche:
1) La manipolazione della storia:il narratore dimostra di conoscere la storia da un  punto di vista privilegiato e svela hai lettori i retroscena degli eventi.
2) La adozione di un  linguaggio narrativo:il narratore fa emergere il proprio punto di vista attraverso delle scelte stilistiche.
3) I commenti personali:spesso il narratore esprime valutazioni personali che rivelano il suo punto di vista.
4)Il narratore può rivolgersi direttamente al suo pubblico.


Il narratore onnisciente a cura di Jhon_02

All'interno di una narrazione il narratore onnisciente è rappresentato da un narratore che conosce ogni aspetto della narrazione. La voce del narratore onnisciente emerge attraverso alcune tecniche:
1)La manipolazione della storia: il narratore dimostra di conoscere la storia da un punto di vista privilegiato e svela ai lettori i retroscena degli eventi. 
2)La adozione di un linguaggio narrativo: il narratore fa emergere il proprio punto di vista attraverso delle scelte stilistiche.
3)I commenti personali: spesso il narratore esprime valutazioni personali che rivelano il suo punto di vista.
4)Appelli al lettore: il narratore può rivolgersi direttamente al suo pubblico.

Il narratore onniscente, a cura di TheMala

All'interno di una narrazione il narratore onniscente è rappresentato da un narratore che conosce ogni aspetto della narrazione. La voce del narratore onniscente emerge attraverso alcune tecniche:
1) la manipolazione della storia: il narratore dimostra di conoscere la storia da un punto di vista privilegiato e svela ai lettori i retroscena degli eventi.
2) la adozione di un linguaggio narrativo: il narratore fa emergere il proprio punto di vista attraverso scelte stilistiche.
3) i commenti personali: spesso il narratore esprime valutazioni personali che rivelano il suo punto di vista.
4) appelli al lettore: il narratore può rivolgersi direttamente al suo pubblico.

Il narratore onnisciente, a cura di Maso17

Il narratore onnisciente è rappresentato da un narratore che conosce ogni aspetto della narrazione. La voce del narratore onnisciente emerge attraverso alcune tecniche:
1)La manipolazione della storia: il narratore dimostra di conoscere la storia da un punto di vista privilegiato e svela ai lettori i retroscena degli eventi.
2)La adozione di un linguaggio narrativo: il narratore fa emergere il proprio punto di vista attraverso delle scelte stilistiche.
3)I commenti personali: spesso il narratore esprime valutazioni personali che rivelano il suo punto di vista.
4)Appelli al lettore: il narratore può rivolgersi direttamente al suo pubblico.

Il narratore onnisciente, a cura di Al3xRaV3

All'interno di una narrazione il narratore onnisciente è rappresentato da un narratore che conosce ogni aspetto della narrazione. La voce del narratore onnisciente emerge attraverso alcune tecniche;
  1. la manipolazione della storia: il narratore mostra di conoscere da un punto di vista privilegiato e svela ai lettori il retroscena degli eventi.
  2. La adozione di un linguaggio narrativo. Il narratore fa emergere il proprio punto di vista attraverso delle scelte stilistiche.
  3. i commenti personali: spesso il narratore esprime valutazioni personali rilevano il suo punto di vista 
  4. Appelli al lettore:Il narratore può rivolgersi direttamente al suo pubblico.

Il narratore onnisciente a cura di Dannomayo

All'interno di una narrazione il narratore onnisciente è rappresentato da un narratore che conosce ogni aspetto della narrazione. La voce del narratore onnisciente emerge attraverso alcune tecniche:
1) La manipolazione della storia: il narratore dimostra di conoscere la storia da un punto di vista privilegiato e svela ai lettori i retroscena degli eventi.
2) La adozione di un linguaggio narrativo: il narratore fa emergere il proprio punto di vista attraverso delle scelte stilistiche.
3) I commenti personali: spesso il narratore esprime valutazioni personali che rivelano il suo punto di vista.
4) Appelli al lettore: il narratore può rivolgersi direttamente al suo pubblico.

Il narratore onnisciente, a cura di Fonta2002

All'interno di una narrazione il narratore onnisciente è rappresentato da un narratore che conosce ogni aspetto della narrazione. La voce del narratore onnisciente emerge attraverso alcune tecniche:
1) La manipolazione della storia: Il narratore dimostra di conoscere la storia da un punto di vista privilegiato e svela ai lettori i retroscena degli eventi.
2) La adozione di un linguaggio narrativo: Il narratore fa emergere il proprio punto di vista attraverso delle scelte stilistiche.
3) I commenti personali: spesso il narratore esprime valutazione personali che rivelano il suo punto di vista.
4) Appelli al lettore: Il narratore può rivolgersi direttamente al suo pubblico. 

Il narratore onnisciente, a cura di Pgiova02.

All'interno di una narrazione il narratore onnisciente è rappresentato da un narratore che conosce ogni aspetto della narrazione. La voce del narratore onnisciente emerge attraverso alcune tecniche:
1) La manipolazione della storia: il narratore dimostra di conoscere la storia da un punto di vista privilegiato e svela ai lettori i retroscena degli eventi.
2) L' adozione di di un linguaggio narrativo: il narratore fa emergere il proprio punto di vista attraverso delle scelte stilistiche.
3) I commenti personali: speso il narratore esprime valutazioni personali che rivelano il suo punto di vista.
4) Appelli al lettore: il narratore può rivolgersi direttamente al suo pubblico.

Il narratore onnisciente, a cura di Pippo_Baudo

All'interno di una narrazione il narratore onnisciente è rappresentato da un narratore che conosce ogni aspetto della narrazione. La voce del narratore onnisciente emerge attraverso alcune tecniche:
1) La manipolazione della storia: il narratore dimostra di conoscere la storia da un punto di vista privilegiato e svela ai lettori i retroscena degli eventi. 
2) La adozione di un linguaggio narrativo: il narratore fa emergere il proprio punto di vista attraverso delle scelte stilistiche.
3) I commenti personali: spesso il narratore esprime valutazioni personali che rivelano il suo punto di vista.
4) Appelli al lettore: il narratore può rivolgersi direttamente al suo pubblico 

L'attributo e l'apposizione, a cura di Bleckmen_02

La frase minima costuita soltanto dal soggetto e dal predicato può espandersi attraverso l'attributo,l'apposizione e i complementi. L'attributo è un aggettivo che si unisce al nome della frase per precisarlo attribuendoli una qualità o una caratteristica. Ogni tipo di aggettivo può fare d'attributo e esso concorda in genere e numero con il nome a cui si riferisce. L'apposizione è un nome che si unisce ad un altro nome per determinarlo indicandone una caratteristica, es. il fiume Nilo e il fiume Mississipi. In queste frasi l'apposizione è costituita dal nome "fiume".

L'attributo e l'apposizione, a cura di Pippo_Baudo

La frase minima costituita da soggetto e predicato può espandersi attraverso l'attributo, la apposizione e i complementi. L'attributo è un aggettivo che si unisce ad un nome della frase per precisarlo attribuendogli una qualità o una caratteristica. Ogni tipo di aggettivo può fare da attributo ed esso concorda in genere e in numero con il nome a cui si riferisce. L'apposizione è un nome che si unisce ad un altro nome per determinarlo indicandone una caratteristica (es. il fiume Nilo e il Mississipi sono piu lunghe di 5.000km). In queste frasi l'apposizione è costituita dal nome ''fiume''.

L'attributo e l'apposizione, a cura di TheMala

La frase minima costituita da soggetto e predicato può espandersi attraverso l'attributo, l'apposizione e i complementi.
L'attributo è un aggettivo che si unisce a un nome della frase per precisarlo attribuendogli una qualità o una caratteristica. Ogni tipo di aggettivo può fare da attributo e esso concorda in genere e numero con il nome a cui si riferisce. L'apposizione è un nome che si unisce ad un altro nome per determinarloindicandone una caratteristica (es. "Il fiume Nilo e il Missisipi sono più lunghi di 5000km"), in queste frasi la apposizione e costituita dal nome "fiume".

L'attributo e l'apposizione, a cura di Pgiova02.

La frase minima costituita da soggetto e predicato più espandersi attraverso l'attributo, l'apposizione e i complementi. L'attributo è un aggettivo  che si unisce  a un nome della frase per precisarlo attribuendogli una qualità o una cartteristica.Ogni tipo di aggettivo può fare da attributo ed esso concorda in genere e in numero con il nome a cui si riferisce. L'apposizione è un nome che si unisce ad un altro nome per determinarlo indicandone una caratteristica.

L'attributo e l'apposizione, a cura di Vin Diesel

La frase minima costituita soltanto dal soggetto e dal predicato può espandersi attraverso l'attributo, la apposizione e i complementi.L'attributo è un aggettivo che si unisce ad un nome della frase per precisarlo attribuendogli una qualità o una caratteristica.Ogni tipo di aggettivo può fare da attributo e esso concorda in genere e numero con il nome a cui si riferisce.La apposizione è un nome che si unisce ad un altro nome per determinarlo indicandone una caratteristica (il fiume Nilo e il fiume Mississipi è un fiume lunghi più di 5000 chilometri.In questi casi la apposizione è costituita dal nome ''fiume'').


L'attributo e l'apposizione, a cura di Riccardo&Scazzinger

La frase minima costituita soltanto da soggetto e da predicato, può espandersi attraverso l'attributo, la apposizione e i complementi. L'attributo è un aggettivo che si unisce ad un nome della frase per precisarlo attribuendogli una qualità o una caratteristica. Ogni tipo di aggettivo può fare da attributo e esso concorda sempre in genere e numero con il nome a cui si riferisce. L'apposizione è un nome che si unisce ad un altro nome per determinarlo indicandone una caratteristica, esempio: "Il fiume Nilo e il fiume Mississippi sono lunghi più di 5.000 chilometri" in queste frasi l'apposizione è costituita dal nome "fiume".

attributo e l'apposizione a cura di bon2016

La frase minima costituita soltanto dal soggetto e dal predicato può espandersi attraverso l'attributo, la apposizione e i complementi.
L'attributo è un aggettivo che si unisce al nome della frase per precisarlo attribuendogli una qualità o una caratteristica. Ogni tipo di aggettivo può fare da attributo e esso concorda in genere e numero con il nome a cui si riferisce. La apposizione è un nome che si unisce ad un altro nome per determinarlo indicandone una caratteristica. es: il fiume Lino e il fiume Mississippi sono lunghi più di 5000 km. In queste frasi la apposizione è costituita dal nome "fiume".

L'attributo e l' apposizione, a cura di Marco46

La frase minima costituita soltanto da soggetto e predicato può espandersi attraverso l'attributo, l' apposizione e il complementi. L'attributo è un aggettivo che si unisce a un nome della frase per precisarlo attribuendogli una qualità o una caratteristica. Ogni tipo di aggettivo può fare da attributo e esso concorda in genere e numero con il nome a cui si riferisce. La apposizione è un nome che si unisce a un altro nome per determinarlo indicandone una caratteristica es: il fiume Nilo e il fiume Mississipi sono lunghi più di 5000 mila km. In queste frasi l' apposizione è costituita dal nome (fiume).

L' attributo e l'apposizione, a cura di Jhon_02

La frase minima costituita soltanto da soggetto e predicato può espandersi attraverso l'attributo, la apposizione e i complementi. L'attributo è un aggettivo che si unisce a un nome della frase per precisarlo attribuendogli una qualità o una caratteristica. Ogni tipo di aggettivo può fare da attributo ed esso concorda in genere e numero con il nome a cui si riferisce. La apposizione è un nome che si unisce ad un altro nome per determinarlo indicandone una caratteristica es. il fiume Nilo e il fiume Mississipi sono più lunghi di 5000 Km. In queste frasi l'apposizione è costituita da un nome "fiume".

L'attributo e l'apposizione, a cura di Marco02

la frase minima sostituita dal soggetto e predicato può espandersi attraverso l'attributo, l'apposizione e i complementi. L'attributo è un aggettivo che si unisce alla frase ad un nome della frase per precisarlo attribuendogli una qualità o una caratteristica. Ogni tipo di aggettivo può fare da attributo e esso concorda in genere e in numero con il nome a cui si riferisce. L'apposizione è un nome che si unisce ad un altro nome per determinarlo indicandone una caratteristica es. il fiume Nilo e il fiume Mississipi sono lunghi più di 5000 km. In queste frasi l'apposizione è costituita dal nome (fiume).

L'attributo e l'apposizione a cura di Dannomayo

La frase minima costituita soltanto dal soggetto e dal predicato può espandersi attraverso l'attributo, la apposizione e i complementi.
L'attributo è un aggettivo che si unisce al nome della frase per precisarlo attribuendogli una qualità o una caratteristica. Ogni tipo di aggettivo può fare da attributo e esso concorda in genere e numero con il nome a cui si riferisce. La apposizione è un nome che si unisce ad un altro nome per determinarlo indicandone una caratteristica. es: il fiume Lino e il fiume Mississippi sono lunghi più di 5000 km. In queste frasi la apposizione è costituita dal nome "fiume".

L'attributo e l'apposizione, a cura di Maso17

La frase minima costituita da soggetto e predicato può espandersi attraverso l'attributo, l'apposizione e i complementi. L'attributo è un aggettivo che si unisce a un nome della frase per precisarlo attribuendogli una qualità o una caratteristica. Ogni tipo di aggettivo può fare da attributo e esso concorda il genere e numero con il nome a cui si riferisce. La preposizione è un nome che si unisce ad un altro nome per determinarlo indicandone una caratteristica es. "Il fiume Nilo e il fiume Mississippi sono lunghi più di cinque mila chilometri" in queste frasi la preposizione è costituita dal nome "fiume".

L'attributo e L'apposizione, a cura di Fonta2002

La frase minima costituita solo da soggetto e predicato può espandersi attraverso l'attributo, l'apposizione e i complementi. L'attributo è un aggettivo che si unisce ad un nome della frase per precisarlo "attribuendoli" una qualità o una caratteristica. Ogni tipo di aggettivo puo fare da attributo ed esso concorda in genere e numero con il nome a cui si riferisce. L'apposizione è un nome che si unisce ad un altro nome per determinarlo indicandone una caratteristica es: Il fiume Nilo e il fiume Mississippi sono lunghi più di 5000 km. In queste frasi la preposizione è costituita dal nome "fiume"

l'attributo e l'apposizione a cura di barbax135

La frase minima costituita soltanto dal soggetto e dal predicato può espandersi attraverso l'attributo l'apposizione e i complementi. L'attributo è un aggettivo che si unisce a un nome della frase per precisarlo attribuendogli una caratteristica. Ogni tipo di aggettivo può fare da aggettivo ed esso concorda il genere e il numero con ilo nome a cui si riferisce. La apposizione è un nome che si unisce ad un altro nome per determinarlo indicandone una caratteristica (es: il fiume Nilo e il fiume Mississipi sono lunghi più di 5000 km) in queste frasi l'apposizione è costituita da un nome "fiume"

L'attributo e L'apposizione a cura di Blackmen_02

La frase minima costuita soltanto dal soggetto e dal predicato può espandersi attraverso l'attributo,l'apposizione e i complementi. L'attributo è un aggettivo che si unisce al nome della frase per precisarlo attribuendoli una qualità o una caratteristica. Ogni tipo di aggettivo può fare d'attributo e esso concorda in genere e numero con il nome a cui si riferisce. L'apposizione è un nome che si unisce ad un altro nome per determinarlo indicandone una caratteristica, es. il fiume Nilo e il fiume Mississipi. In queste frasi l'apposizione è costituita dal nome "fiume"

L' Attributo e l' apposizione, a cura di Al3xRaV3

La farse minima costituita soltanto dal soggetto e dal predicato può espandersi attraverso l' attributo, l'apposizione e i complimenti.
L'attributo è un aggettivo che si unisce a un nome della frase per precisarlo attribuendogli una qualità o una caratteristica. Ogni tipo di aggettivo può fare da attributo e esso concorda in genere e numero con il nome a cui si riferisce.
La apposizione è un nome che si unisce ad un altro nome per determinarlo indicandone una caratteristica 
Es. Il fiume Nilo e il fiume Mississippi sono lunghi più di 5000 Km.
In queste frasi la apposizione è costituita dal nome fiume.

Dalla fondazione di Roma fino all'età monarchica, a cura de i Marchi-

Secondo la tradizione Roma venne fondata nel 753 a.C. cioè nel VIII secolo a.C. da Romolo e Remo la leggenda venne scritta da Virgilio (Poeta del I secolo a.C.) Nato a Mantova più precisamente ad Andes cioè l'antica Pietole. Virgilio riformula la leggenda attribuendola ai Troiani. Scrive l'Eneide nella quale parla di Enea che scappa con il padre da troia intraprendendo un viaggio che lo porterà fino alle coste del Lazio. La teoria va in contrasto con la leggenda della Lupa (Romolo e Remo concepiti da una sacerdotessa vengono abbandonati sul Tevere fino a quando una lupa li prende e li cresce come se fossero suoi cuccioli) Romolo uccise il suo fratello Remo riuscendo così a governare insieme al re dei Sabini Tito Tazio (i Sabini furono i primi colonizzatori dell'area intorno a Roma). Il secondo re di Roma fu Numa Pompilio che organizzò le prime leggi della città. Il terzo re fu Tullo Ostilio con il quale Roma scoffisse Albalonga e divenne guida dei popoli latini. Il quarto re fu Ango Marzio con il quale il dominio della città si estese fino alla foce del Tevere. Dopo quest'ultimo re si passò alla sovranità degli etruschi: Il primo fu Tarquinio Prisco seguono Servio Tulio e  Tarquinio il Superbo con il quale finisce la monarchia. Tutti i Romani si ribellarono e cacciarono Tarquinio il Superbio nel 509 a.C.

Dalla fondazione di Roma fino all'età monarchica. a cura di Fonta2002.

Secondo la tradizione Roma venne fondata nel 753 cioè nell'VIII secolo a.C. da Romolo e Remo la leggenda venne scritta da Virgilio (Poeta del I secolo a.C.) Nato a Mantova più precisamente ad Andes cioè l'antica Pietole. Virgilio riformula la leggenda attribuendola ai Troiani. Scrive l'Eneide nella quale parla di Enea che scappa con il padre da troia intraprendendo un viaggio che lo portera fino alle coste del Lazio. La teoria va in contrasto con la leggenda della Lupa (Romolo e Remo concepiti da una sacerdotessa vengono abbandonati sul tevere fino a quando una lupa li prende e li cresce come se fossero suoi cuccioli) Romolo uccise il suo fratello Remo riuscendo così a governare insieme al rè dei Sabini Tito Tazio (i Sabini furono i primi colonizzatori dell'area intorno a Roma). Il secondo rè di Roma fu Numa Pompilio che organzzò le prime leggi della città. Il terzo rè fu Tullo Ostiglio con il quale Roma scoffisse Albalonga e divenne guida dei popoli latini. Il quarto re fu Ango Marzio con il quale il dominio della città si estese fino alla foce del Tevere. Dopo quest'ultimo rè si passò alla sovranità degli etruschi: Il primo fu Tarquinio Prisco seguono Servio Tulio Tarquinio il Superbo con il quale finisce la monarchia.Tutti i Romani si ribellarono e cacciarono Tarquinio il superbio nel 509 a.C. Finì cosi la monarchia. 

Dalla fondazione di Roma all'età monarchica, a cura di Maso17

Roma venne fondata nel 753 secolo a.C. da Romolo e Remo, questa leggenda venne creata da Virgilio, un poeta antico del 1 secolo a.C. nacque a Mantova e scrisse un libro "eneide", ispirandosi all'odissea, il primo re fondatore di Roma fu Romolo che regnò insieme a Tito Tazio, i romani insieme ai sabini crearono Roma, il secondo fu Numa Pompilio e creò il primo corpo legislativo della città, il terzo fu Tullo Ostilio che con Roma sconfisse Albalonga, il quarto Anco Marzio che estese Roma fino alla foce del Tevere, a questo punto iniziarono gli ultimi 3 re etruschi, l'ultimo Tarquinio il superbo venne cacciato e nel 1509 finì la monarchia.

Dalla fondazione di roma fino all'età monarchica, da correggere

Roma venne fondata nel 753.C. da Romolo e Remo. questa leggende venne creata da Virgilio, poeta latino del I secolo a.C., nato a Mantova, attribuendola alla discendenza troiana. Virgilio scrisse l'Eneide dicendo che Enea fuggendo da Troia insieme al padre Anchise per mare arriva fino al Lazio. Enea sposò la figlia di un re latino e da lì incomiciò la discendenza romana. questa teoria però va contro la teoria della lupa, la versione più selvaggia. secondo questa leggende romolo e remo nacquero da una sacerdotessa di nome Rea che visto che le sacerdotesse non potevano avere filgi allora li abbandonò. Il primo re fondatore du romolo che poi nperò uccise Remo. Lui governò insieme al re Tito Tazio. il secondo re di Roma fu Numa Pompilio il quale organizzò il primo corpo legislativo della città. Il terzo re di Roma fu Tullo Ostilio che sconfisse la citta di alba longa e roma divenne guida della confederazione dei popoli latini. Il terzo re di Roma fu Anco Marzio con cui roma estese il suo territorio fino alla focedel fiume. Il quinto re di Roma fu Tarquinio Prisco, re etrusco. il sesto re di Roma servio Tullio e il settimo re di Roma fu Tarquinio il Superbo.

  • 753 a.C. fondazione
  • 509 a.C. nascita repubblica
  • 27 a.C.nascita impero
  • 476 d.C. crollo impero

Dalla fondazione di Roma fino all'età monarchica, a cura di Pgiova02

Secondo la tradizione Roma venne fondata nel VIII secolo a.C. da Romolo e Remo. Questa leggenda della fondazione di Roma venne scritta da Virgilio, il poeta latino del I sec a.C. nato a Mantova. Egli attribuisce la fondazione di Roma ai discendenti dei troiani.    
Nel 753 a.C. Roma fu fondata, nel 509 a.C.venne sancita la repubblica, nel 27 a.C. nacque l'impero e nel 476 d.C. vi fu il crollo dell'impero.

Dalla fondazione di Roma fino all'età monarchica, a cura di Dannomayo

Secondo la tradizione Roma venne fondata nel 753 a.C. cioè nell'ottavo secolo a.C. da Romolo e Remo, questa leggenda della fondazione di Roma venne prodotta da Virgilio, il poeta latino nato a Mantova. Virgilio riformula la vicenda della fondazione di Roma attribuendola agli eredi di Troia. Virgilio scrive un libro chiamato Eneide, in cui dice che Enea figlio del Re di troia Anchise, scappa dalla sua città natale con suo padre fino ad approdare nel Lazio. Dal 753 a.C. fino ad arrivare al 509 a.C. Roma è una monarchia, passando poi ad una Repubblica, che dura fino al 27 a.C. ovvero al termine delle guerre civili e all'assassinio di Cesare e con la nascita dell'impero che dura fino al 476 d.C. fino al suo crollo. Il primo Re di Roma e fondatore fu Romolo,che regna insieme a Tito Tazio ovvero il re dei Sabini. Il secondo Re di Roma fu Numa Pompilio, Numa organizzò il primo corpo legislativo della città. Il terzo re di Roma fu Tullo Ostilio, sconfisse la città di Albalonga e divenne guida della confederazione dei popoli latini. Il quarto re di Roma fu Anco Marzio, che espanse il suo dominio fino alla foce del Tevere ovvero fino ad Ostia. a Questo punto ci fu un brusco cambiamento ovvero l'inizio del dominio dei re Etruschi, ma ad Ariccia i romani diedero una botta fatale agli Etruschi non facendogli così più rialzare in un estrema battaglia. Dopo Anco Marzio sale al potere Tarquinio Prisco, poi Servo Tullio e l'ultimo Re fu Tarquinio il Superbo soprannominato così perché non avendo un bel carattere venne cacciato per aver violentato una donna, facendo finire così nel 509 a.C. la monarchia, e da lì in poi si estende la repubblica.

Dalla fondazione di Roma fino all'età monarchica, a cura di john02

Secondo la tradizione Roma fu fondata nel 753 a.C. da Romolo e Remo. Questa leggenda fu scritta da Virgilio poeta latino nato a Mantova. C'è anche un' altra leggenda, quella della lupa. Romolo e Remo sono stati concepiti da una sacerdotessa che li  abbandona dentro un cesto nel fiume Tevere che poi sono stati trovati da una lupa.Il primo re fondatore fu Romolo.Il secondo re di Roma fu Numa Pompilio il quale a Roma organizzò le prime leggi. Il terzo re di roma fu Tullo Ostilio che sconfisse gli albalonga. Il quarto re di Roma fu Anco Marzio con lui Roma distese il suo dominio fino alla foce del Tevere. A questo punto ci fu la dinastia degli Etruschi.Il sesto re di Roma fu Tarquinio Prisco. Il settimo re di Roma fu Servio Tullio. Con Tarquinio il Superbo nel 509 a.c finisce la monarchia e comincia la repubblica.

Dalla fondazione di Roma fino all'età monarchica a cura di Bleckmen_02 e Bon2016

Roma venne fondata nel 753 a.C. da Romolo e Remo,la leggenda di Roma venne scritta da Virgilio nel primo secolo a.C.,Virgilio riformula la leggenda della fondazione di Roma,si pensa che Roma abbia una discendenza Troiana. Nella fondazione di Roma ci sono 4 date fondamentali:753 a.C. nasce Roma,509 a.C. nascita della repubblica, 27 a.C. nasce l'impero e poi nel 476 d.C. crollò l'impero,il primo re fù Romolo che regnò con Tito Tazio "re dei sabini",si narra che Romolo fù "il ratto delle sabine" rapisce tutte le donne sabine,il secondo re di Roma fù Numa Pompilio e organizzo il primo corpo legislativo della città,il terzo re di Roma fù Tullo Ostilio sconfisse la città di Albalonga e divenne guida della confederazione dei popoli latini, con Anco Marzio invece Roma estese i propri confini fino alla foce del tevere,a questo punto comincio la dinastia dei re Etruschi cioè cominciano le invasioni,finita l'era di Anco Marzio presero il potere in mano prima Tarquino Prizio poi Servio Tullio e in fine Tarquinio il Superbo,l'ultimo scontro fra i romani e gli etruschi avvenne nel 496 a.C. sul Lago Regillo

dalla fondazione di Roma all'età monarchica, a cura di Al3xRaV3

Secondo la tradizione venne fondata nell' VIII secolo a.C. da Romolo e Remo la leggenda della fondazione venne scritta da Virgilio. Scrive un libro: l' Eneide. nel 509 a.C. nasce la repubblica.
dopo loti anni, nel 27 a.C nasce l'impero che resiste fino al 476 a.C. quando crollò. il primo Re di Roma fu Romolo che regna insieme a Tito Tazio ovvero il re dei sabini. Il secondo Re di Roma fu Numa Pompilio che organizzò le prime leggi della città. Il terzo Re fu Sullo Ostilio che sconfisse la città di Albalonga. Il quarto Re fu Anco Marzio che espande il suo dominio fino alle rive del Tevere. Dopo Anco Marzio sale al trono Tarquino Prisco, dopo di lui ci fu Servio Tullio e per ultimo ci Tarquino il Superbo soprannominato cosi per il suo carattere e venne cacciato per aver violentato una donna facendo finire cosi la monarchia.

La tradizione dei sette re a cura di jhon_02 e pvighi02

Nei primi secoli della sua storia Roma fu governata da re. La tradizione ne ricorda sette, ma è probabile che fossero di più. Romolo, il fondatore, è una figura leggendaria; secondo la tradizione regnò insieme a Tito Tazio, re dei sabini. Alla sua morte, Romolo sarebbe scomparso misteriosamente e trasformato nel Dio Quirino. Il re successivo era Numa Pompilio, descritto come sovrano pacifico. Con Tullo Ostilio, Roma sconfisse Albalonga. poi sotto, il sabino Anco Marzio, la città estese il suo controllo fino allla foce del Tevere. A questo punto sali al trono un re etrusco, Tarquinio Prisco. Dopo di lui fu la volta di Servio Tullio, L'ultimo fu Tarquinio il superbo.

Una posizione geografica particolarmente felice, a cura di TracK

Già gli antichi autori sottolinearono la posizione particolarmente favorevole di Roma. La città si trova in una regione del clima mite, ad una giusta distanza dal mare costruita sui colli, era, allo stesso tempo, facilmente difendibile dei nemici e al riparo dalle malsane paulide che occupavano la sottostante piana del Tevere. Proprio il Tevere costitui la principale risorsa della città. Roma controllava il punto in cui l'isola Tiberina ne divide in due la corrente, rendendolo piu facile da attraversare. L'isola Tiberina è collegata ancora oggi alle Rive dal ponte romano Fabricio. Per questo nacque Roma. 

Romolo e Remo, a cura di WilD_ClaW

LA LEGGENDA DI ROMOLO E REMO
Secondo la tradizione, Roma sarebbe stata fondata il 21 Aprile dell'anno 753 a.C. I Romani diventati padroni del mondo, attribuivano alla loro città origini divine. Partendo da antiche leggende, il poeta Virgilio ne raccontò la storia nel poema Eneide. Enea, figlio di Venere, fuggito da Troia in fiamme col vecchio padre Anchise e il figlio Ascanio. Numitore divenne Re di Babilonia, ma il fratello Amulio lo spodestò e costrinse la figlia di lui, Rea Silvia, a diventare sacerdotessa della dea Vesta rinunciando al matrimonio. Tuttavia il Dio Marte, invaghitosi della bellezza della fanciulla, si unì a lei e nacquero due gemelli, Romolo e Remo. temendo di perdere il trono, Amulio li fece abbandonare in una cesta buttata nel Tevere. Protetta dagli dei, la cesta si impiglio nei rami di un fico che sporgeva sull'acqua; una lupa, giunta sul posto, allattò i due gemelli consentendo loro di sopravvivere. Poi una coppia di pastori si incaricò di allevarli. Raggiunta l'età adulta Romolo e Remo si vendicarono di Amulio uccidendolo e riportarono Numitore sul trono.